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Intervista a Raffaele Sciortino

Dal n. 6/2024 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” in uscita nei prossimi giorni  pubblichiamo in anteprima questa intervista a Raffaele Sciortino a cura di R. S.

Per ricevere una copia (cartacea o pdf) di “Collegamenti” scrivere a collegamentiwobbly@gmail.com

Poco più di un anno fa Raffaele Sciortino ha pubblicato “Stati Uniti e Cina allo scontro globale. Strutture, strategie, contingenze”, Asterios editore.

Per l’edizione inglese, in uscita in questi giorni, ha scritto un capitolo di aggiornamento che tiene conto degli sviluppi nel frattempo intervenuti.

Gli abbiamo rivolto alcune domande che cercano di cogliere i dati essenziali del mutamento di quadro, a partire ovviamente dal conflitto Russo-Ucraino e dalla situazione in Medio Oriente.

Collegamenti:

Dopo due anni di conflitto l’Occidente collettivo sembra avviato ad un serio scacco in Ucraina, per quanto gli obiettivi che perseguiva l’Amministrazione Biden siano nel complesso raggiunti: logoramento della Russia, compattamento della Nato, subordinazione dell’Europa, postura minacciosa verso la Cina. Possiamo aspettarci una svolta da qui alle elezioni Usa?

Raffaele Sciortino

Bella domanda. Direi di no se per svolta si intende qualcosa che possa assomigliare anche alla lontana a un serio percorso negoziale voluto e condotto dall’attore decisivo, Washington. Non solo: neppure un’eventuale vittoria di Trump porterebbe probabilmente a una svolta effettiva, semmai a qualche mossa politica dal valore simbolico. La mostruosa macchina statale statunitense si è oramai sintonizzata sulla modalità guerra – che è riduttivo definire per procura – in quel quadrante strategico. Del resto gli obiettivi già raggiunti dagli Stati Uniti che ricordi nella tua domanda sono eloquenti di una strategia mackinderiana di lungo periodo – l’unico elemento, forse, di una Grand Strategy complessiva che per altri versi fatica a configurarsi pienamente. Continued…

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L’Utopia concreta: una recensione

Da “Collegamenti” n. 5, novembre 2023 una recensione di Cosimo Scarinzi al libro “L’utopia concreta. Azione Libertaria e Proletari Autonomi Milano 1969-1973”, vol. I, a cura di Franco Schirone, ed. Zero in condotta, 2023.

Il libro tratta di unesperienza che, nonostante i suoi caratteri originali ed interessanti nello sviluppo del conflitto fra le classi nei decenni passati, non era stato oggetto di unadeguata ricerca storica.

Si tratta di unampia raccolta di documenti originali e di testimonianze sullazione degli organismi autonomi di fabbrica, in particolare nellarea milanese, fra lautunno caldo e i primi anni ’70 e, parallelamente, della riflessione teorica che caratterizzò un gruppo di militanti che furono soggetti attivi in questi avvenimenti.

Cosa caratterizza in particolare gli organismi autonomi dellarea milanese in quegli anni è la capacità di aggregare una rete di avanguardie di fabbrica al di dellappartenenza o meno ai gruppi della cosiddetta nuova sinistra e quindi di dare sbocco organizzativo a unesigenza unitaria che caratterizzava queste avanguardie e, nello stesso tempo, a unidea forte e precisa della stessa categoria di autonomia, non ricondotta opeggioridotta a mero comportamento antagonista ma intesa come capacità di autoorganizzazione proletaria in senso molto più vasto.

Nello stesso tempo si affronta lesperienza specifica di unarea politico culturale che affonda le sue radici in un complesso riferimento allanarchismo, al comunismo dei consigli, al sindacalismo rivoluzionario e allunionismo industriale e si confronta nello stesso tempo con la cosiddetta scuola della composizione di classe, quella che in maniera per molti versi riduttiva, viene anche definita come operaismo, non solo su base nazionale ma anche attraverso la conoscenza dellelaborazione di gruppi comeSocialisme ou Barbariee altri che sono allorigine della stessa scuola della composizione di classe. Continued…

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Il riso il pianto le lotte. Anarchismo nel Molinellese 1870-1950

Dal n. 5 di “Collegamenti”, novembre 2023 una recensione di Tobia Imperato al libro “Il riso il pianto le lotte. Anarchismo nel Molinellese 1870-1950” di Tomaso Marabini e Alessia Bruni Cavallazzi, Edizione Archivio Storico Popolare, Medicina (BO), 2022, Euro 20. (archiviostoricopopolare@gmail.com).

In questo corposo volume di circa 400 pagine gli autori ripercorrono la storia delle lotte che animano il territorio di Molinella dagli albori del movimento socialista fino agli anni del secondo dopoguerra, passando attraverso la dura repressione subita nel periodo fascista e, come dal titolo, ponendo l’accento sull’azione degli anarchici che, seppur minoritari rispetto alla componente socialista, svolgono un ruolo importante e, per la prima volta, studiato ed esplorato.

Ė la storia di un movimento contadino, sviluppatosi nella bassa bolognese al confine fra le province di Bologna e Ferrara (nel triangolo tra Molinella Budrio e Argenta), che con le sue leghe cerca di opporsi allo strapotere dei proprietari in maniera decisa e determinata e che, negli anni dello squadrismo, si trova a fronteggiare questi nuovi feroci alleati del padronato senza cedere mai e pagando un alto prezzo in morti e persecuzioni. Continued…

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“Uneasy rider” di Valentina De Nevi (una recensione ed alcune considerazioni sul quadro attuale)

Dal n. 5 di “Collegamenti”, novembre 2023 riportiamo questa recensione di Mauro De Agostini su temi (come quello dei rider, del lavoro precario e dei lavoratori delle piattaforme digitali) di cui la rivista si è ampiamente occupata.

Valentina De Nevi, “Uneasy rider. La storia nascosta del food delivery,” Novalogos, 2022, 129 p., 14 euro

Il libro si propone di “indagare il mondo del food delivery in quanto contesto di oggettivazione delle dinamiche di quello che è stato definito ‘capitalismo delle piattaforme’” (p. 7), l’indagine si è svolta in pieno periodo pandemico (con tutte le difficoltà del caso) attraverso colloqui con esponenti delle Camere del lavoro autonomo e precario e della Rider Union di Bologna, interviste a rider, analisi dei siti e social e lo studio di un ricco apparato di studi preesistenti. Purtroppo, come precisa l’autrice, non è stato possibile includere tra gli intervistati lavoratori immigrati (ormai massicciamente presenti nel settore), questo sia a causa delle barriere linguistiche, sia dal fatto che, causa le limitazioni della pandemia, l’autrice ha dovuto svolgere buona parte della ricerca sul campo nel proprio luogo di residenza: una città medio-piccola del centro Italia. I rider intervistati lavoravano per Just Eat, Deliveroo e per una azienda locale, una rider è stata accompagnata nel corso di una settimana nel suo lavoro di consegna (p.15-19, 92).

Dalla ricerca emerge tra l’altro che le app di food delivery (consegna di cibo. Il lettore ci scuserà ma ormai sembra impossibile parlare di alcunché senza un profluvio di anglicismi) permettono di lucrare contemporaneamente sui ristoratori (che pagano per il servizio), sui lavoratori sui quali vengono scaricati i costi materiali e immateriali attraverso la pratica del cottimo che “riemerge da un passato che si pensava lontano ed esonda senza argini dallo spazio digitale al terreno sociale: lo sfruttamento è ‘arcaico’ ma il padrone è un algoritmo” (p. 8), ma anche (ben aldilà dell’ovvia commissione richiesta) sugli stessi clienti.

Prosumer”: il consumatore-produttore

Normalmente tendiamo a sottovalutare questo ultimo punto, che tuttavia è centrale in tutto il “capitalismo delle piattaforme” (e che viene ampiamente analizzato nella prima parte del libro, “L’app del consumatore”).

In primo luogo i capitalisti digitali lucrano assorbendo gratis i nostri preziosissimi dati personali “che siamo portati a donare più o meno consapevolmente anche grazie a un linguaggio che induce a sottovalutare le conseguenze legate all’accettazione di termini di servizio o di presa visione di informative sulla privacy” (p. 13). Dati che consentono di profilarci e che poi vengono venduti alle agenzie pubblicitarie per campagne mirate o sfruttati direttamente dalla piattaforma per offrire nuovi servizi.

Poi, attraverso il meccanismo della “gamificazione” (applicazione di elementi propri del gioco a contesti non ludici) la app ci induce a lavorare (gratis ovviamente) per la piattaforma. L’idea geniale di questa ultima frontiera del Capitalismo è quella di renderci felici di regalare il nostro lavoro intellettuale (in teoria condividendolo con altri utenti, in realtà fornendolo a un’azienda che ne trae profitto).

Alla tradizionale figura del consumatore si sostituisce quindi quella del “prosumer” (consumatore-produttore di contenuti digitali, p. 32-33).

Proviamo a pensare alla soddisfazione con cui abbiamo lasciato un giudizio (magari sferzante) su qualche albergo o ristorante su Booking.com, Airbnb, Tripadvisor o simili. È proprio l’afflusso costante di migliaia di recensioni spontanee da parte degli utenti che rende attrattiva la piattaforma convogliando verso di essa un numero di clienti sempre maggiore. Cosa abbiamo avuto in cambio di questo nostro prezioso lavoro intellettuale ? Qualche like, un po’ di soddisfazione del nostro ego, se va bene qualche (modesto) sconto, giusto per fidelizzarci. Continued…

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Riot. Sciopero. Riot. Una nuova epoca di rivolte

Da “Collegamenti” n. 5, novembre 2023 un contributo di Cosimo Scarinzi a partire dalla lettura di

“Riot. Sciopero. Riot. Una nuova epoca di rivolte,
di Joshua Clover trad. Lorenzo Mari – Meltemi 3 febbraio 2023”

Note a margine su sciopero e rivolta

Come a volte avviene, la lettura di un testo che appare interessante e impegnativo stimola riflessioni sulle questioni che il libro tratta in direzioni diverse da quanto il testo stesso immediatamente propone.

Di conseguenza quanto segue non è una recensione, ma un contributo sul nesso sciopero-rivolta, preferisco il termine italiano che mi sembra rendere meglio l’ordine di questioni che mi interessa.

Proverò, molto schematicamente, a ricordare una serie di eventi e a proporre alcune considerazioni nel merito.

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MESSICO. VIAGGIO AL CENTRO DELLA “QUARTA TRASFORMAZIONE”

Da “Collegamenti” n. 5, novembre 2023 riportiamo questa ampia analisi di Claudio Albertani sulla situazione in Messico.

Scommettere sull’autonomia individuale e collettiva.

Lasciar marcire ciò che marcisce e prepararsi per il raccolto.

Questo è il principio alchemico che presiede

alla trasmutazione della società mercantile nella società viva

Raoul Vaneigem

Dopo quattro anni dall’insediamento di Andrés Manuel López Obrador (AMLO) come primo presidente di sinistra del XXI secolo, il Messico continua ad essere un paese di ricchi scandalosi. Ai tempi della “Quarta Trasformazione” (4T) -le le altre tre sarebbero l’Indipendenza, la Riforma [liberale 1858 -1861] e la rivoluzione – 258 mila persone possiedono fortune individuali superiori al milione di dollari, 15 di queste figurano nella lista Forbes degli uomini più ricchi del mondo. Contemporaneamente, circa 100 milioni su un totale di 132 milioni di messicani soffrono un qualche grado di povertà, una situazione che preannuncia una fine agitata del sessennio presidenziale, nonostante l’indubbia popolarità del presidente.

Domenica 27 novembre 2022, AMLO ha convocato una manifestazione, presumibilmente per celebrare l’anniversario del suo arrivo al Palacio Nacional, il primo dicembre 2018. Quello che è certo è che aveva urgente bisogno di oscurare l’affollatissimo corteo dell’opposizione di domenica 13, quando centinaia di migliaia di cittadini avevano manifestato contro l’intenzione di porre l’”Instituto Nacional Electoral” (INE) sotto il controllo governativo. In definitiva, più di un milione di persone hanno risposto alla convocazione di AMLO e di Morena, il partito da lui fondato nel 2011 per arrivare al potere. Anche se c’erano partecipanti “acarreados” [“precettati”, obbligati o pagati per partecipare] e autobus finanziati dal governo, buona parte dei manifestanti ha partecipato per convinzione e questo sembrava bilanciare la partita.

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MIGLIAIA DI LAVORATORI BAMBINI NEGLI STATI UNITI

da “Collegamenti” n. 5, novembre 2023 un articolo di Ezio Boero sul lavoro minorile negli USA

Carlo Tresca e William “Big Bill” Haywood furono entrambi, per più lungo tempo il secondo, componenti degli Industrial Workers of the World (IWW), un’organizzazione di lavoratori (ben più di un Sindacato e ancor oggi esistente) nata nel 1905 e oggetto di repressione statale negli anni Venti e Cinquanta del secolo scorso. Tresca ricordò in un suo scritto la massiccia figura di Big Bill tenere un corso sui diritti dei lavoratori, attorniato da bambini, lavoratori anche loro. Accadde a Lawrence (nel Massachusetts), durante lo sciopero del 1912, quello dello slogan “Vogliamo il pane e anche le rose”. La città era la più grande manifattura tessile del mondo. Vi lavoravano in fabbrica metà degli abitanti: 40.000 operai di varie nazionalità, per la metà donne e bambini.

Già il programma dei Knights of Labour, uno dei primi Sindacati degli USA, nato attorno al 1870, voleva l’abolizione del lavoro minorile. Un loro volantino recitava: “Quando Gesù disse: – Lasciate che i pàrgoli vengano a me – non aveva una fabbrica dove intendeva metterli a lavorare per 40 centesimi al giorno”. Continued…

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Presentazione di “Collegamenti” a Milano 2 dicembre 2023

Presentazione della rivista a Milano presso Ateneo libertario viale Monza 255 sabato 2 dicembre ore 18,30

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APPUNTI….. DI CLASSE?

da “Collegamenti” n. 5 novembre 2023 riportiamo alcune considerazioni di Federico Giusti  di costante  attualità

Premessa
Avevamo scritto questo articolo a fine anno, a pochi giorni dallo sciopero generale del 2 Dicembre, a distanza di mesi abbiamo optato per una riscrittura del testo alla luce anche di quanto accade in Francia, in Gb e Germania con scioperi, generali e non, sorretti da rivendicazioni forti (aumenti contrattuali sopra il 10 per cento, salvaguardia dell’orario di lavoro e delle norme previdenziali per impedire l’aumento della produttività e l’innalzamento dell’età pensionistica).
A dicembre 2022 scrivevamo che lo sciopero generale era stata l’ennesima occasione perduta per alzare il livello di scontro e il conflitto nei luoghi di lavoro avendo prevalso le solite logiche divisorie tra sigle e nella palese incapacità di raggiungere molti posti di lavoro.
Riportiamo testualmente alcuni passaggi ” Certo che se pensiamo ad un salto di qualità del sindacalismo di base e della opposizione di classe ragionare con la testa rivolta al passato non è di aiuto come riproporre stancamente statuti interni alle singole organizzazioni o ritualità di vario genere.
E’ indubbio che la composizione di classe raccolta dalle varie sigle presenti differenze marcate, i sindacati di base con più anni alle spalle vantano una presenza nella PA o in settori produttivi diversi da quelli della logistica dove da tempo il conflitto con le associazioni datoriali e il mondo cooperativo ha raggiunto livelli tali da imporre alle autorità statali una campagna repressiva come dimostrano le inchieste della Magistratura e i teoremi associativi contestati a centinaia di quadri e di lavoratori.
Se fino a pochi anni fa il sindacalismo di base raccoglieva consensi nei trasporti, in settori del privato come fabbriche e grandi aziende un tempo pubbliche, nella PA, oggi possiamo asserire che la forza d’urto principale è rappresentata dalla logistica e dai servizi. Continued…

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SUL SALARIO MINIMO: ALCUNE BANALITÀ DI BASE

Dal n. 5 di “Collegamenti”, novembre 2023 riportiamo questo articolo di Cosimo Scarinzi

Nel corso dell’estate passata, d’improvviso, il tema del salario minimo, sino a quel momento considerato assolutamente non centrale, ha assunto una straordinaria rilevanza politica e mediatica.

È opportuno, di conseguenza, ricapitolarne alcune caratteristiche:

  • nella gran parte dei paesi europei il salario minimo esiste e, con ogni evidenza, non ha alcun carattere di eversione dell’ordinario funzionamento delle relazioni sociali capitalistiche.

Vale la pena di aggiungere che in più di un caso è superiore al salario medio delle lavoratrici e dei lavoratori italiani. È, di conseguenza, il caso di domandarsi perché nel contesto italiano l’introduzione di questa misura solleva un’opposizione così forte e determinata.

  • l’argomento principale, un vero e proprio somaro di battaglia, che gli oppositori al salario minimo sollevano è che la stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori italiani lavorano in categorie dove i salari sono stabiliti dai contratti collettivi nazionali e che non ve ne sarebbe quindi alcun bisogno.

In realtà si tratta di una posizione ai limiti del surreale se si considera il peso del cosiddetto lavoro povero in Italia e cioè del lavoro contrattualmente retribuito intorno ai 5 Euro lordi all’ora. Nella pubblicistica corrente molti sostengono che il problema sarebbero i cosiddetti “contratti pirata”, e cioè dei contratti firmati da sindacati direttamente finanziati dal padronato e nella realtà inesistenti. In realtà i tre principali contratti del lavoro povero sono firmati da Cgil, Cisl e Uil nei comparti Vigilanza privata, Multiservizi e Servizi Fiduciari e riguardano diversi milioni di lavoratori;

  • siamo di conseguenza di fronte a una situazione in cui un intero

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