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MAURIZIO ANTONIOLI: MALATESTA, L’ORGANIZZAZIONE OPERAIA E IL SINDACALISMO

Nel n. 6/marzo 2024 di “Collegamenti” una recensione di Cosimo Scarinzi al volume di Maurizio Antonioli, “MALATESTA, L’ORGANIZZAZIONE OPERAIA E IL SINDACALISMO”, BFS Edizioni 2023

Una breve premessa

Maurizio Antonioli è mancato il 29 settembre 2023, una perdita dolorosa per chi ha avuto occasione di conoscerne le qualità professionali come storico e umane quali la cortesia e la disponibilità.

Il volume che recensiamo è il suo ultimo lavoro, la prova della continuità di un interesse sia per il movimento anarchico che per il sindacalismo che ha caratterizzato il lavoro di una vita.

Stendendo questa recensione ho ritenuto utile fare una ricerca sui suoi scritti concentrandomi su quelli che riguardano, appunto, il sindacalismo (1) e mi sono reso conto che Maurizio si è occupato di questo ordine di questioni per oltre un cinquantennio, il primo scritto che ho trovato “Alcune linee interpretative per una storia dell’Unione Sindacale Italiana: un inedito di Armando Borghi”, infatti, è apparso sul numero 1 di Primo Maggio nel 1973.

La ricerca sua va anche collocata in una stagione di ricerche sul sindacalismo rivoluzionario o, se si preferisce sul sindacalismo di azione diretta che mette in discussione la vulgata che, in genere, presentava il sindacalismo rivoluzionario come una corrente politica confluita nel fascismo.
Contribuì, per fare un solo caso, a un importante convegno di studi svoltosi a Piombino il 28-30 giugno 1974 e avente come tema “Il sindacalismo rivoluzionario in Italia nel periodo della Seconda Internazionale.” i cui atti sono stati pubblicati in «Ricerche storiche», a. 5, n. 1, gennaio-giugno 1975.

Sul rapporto fra anarchismo e sindacalismo e, in particolare, su quello col sindacalismo rivoluzionario vale la pena di ricordare:

“Dibattito sul sindacalismo. Atti del congresso internazionale anarchico di Amsterdam (1907)” edito a sua cura nel 1979 dalle Edizioni Crescita Politica

“Armando Borghi e l’Unione sindacale italiana” – Piero Lacaita Editore 1990 che, per i suoi caratteri innovativi è anche una critica di fatto della narrazione su questo ordine di questioni che caratterizza gli interessanti scritti autobiografici Armando Borghi (2).

 

Un libro che ricostruisce un percorso

Venendo a “Malatesta, l’organizzazione operaia e il sindacalismo”

Il testo ricostruisce l’andamento di una pratica e di una riflessione che si svolge nell’arco di decenni dal giovane Malatesta formatosi nell’ipotesi dell’insurrezione in una situazione italiana che non vede l’esistenza di un movimento operaio organizzato a un Malatesta che, anche grazie al fatto che è stato a lungo costretto all’esilio, ha conoscenza dello sviluppo del movimento sindacale in diversi paesi, delle correnti radicali che ne contrastano le derive istituzionali e conservative, delle lotte di massa che si danno in Gran Bretagna, negli USA, nell’America Latina.

Vi è, di conseguenza, il riconoscimento della necessità per gli anarchici di essere componente attiva del movimento sindacale.
Dal punto di vista di Malatesta matura il convincimento, che resta una costante, che questa partecipazione nulla deve togliere alla centralità che attribuisce al movimento anarchico specifico, quello che definiva, come era d’uso ai tempi, il partito anarchico che ha, in estrema sintesi, due funzioni fra di loro strettamente intrecciate:

la rivendicazione e la propaganda di un esplicito programma rivoluzionario che la stessa partecipazione al movimento dei lavoratori può favorire;
la preparazione di una rottura rivoluzionaria che solo un soggetto, appunto, rivoluzionario come il movimento anarchico si può assumere al di là delle scelte tattiche legate alla contingenza.

Malatesta è, e resterà coerente a questo punto di vista, che il ruolo di soggetto rivoluzionario non può essere assunto dai sindacati che per la loro stessa natura, della necessità di organizzare i lavoratori a prescindere dall’appartenenza o non appartenenza politica degli organizzati, dei compiti contingenti e dei limiti da essi derivanti dell’azione sindacale quali le derive corporative sono contrastabili ma non eludibili.

Un problema nel problema è il rapporto con il sindacalismo rivoluzionario, un movimento che si sviluppa alla fine del diciannovesimo secolo e che assumerà in diversi contesti forme e caratteristiche altrettanto diverse.

Errico Malatesta

Sul rapporto fra anarchismo e sindacalismo rivoluzionario, un tema che nel libro è ampiamente sviluppato, una buona sintesi si trova nel già citato ““Dibattito sul sindacalismo. Atti del congresso internazionale anarchico di Amsterdam (1907)” che vede opporsi Enrico Malatesta a Pierre Monatte (3) esponente di quello che è stato definito anarchisme ouvrier, un’area di compagni che, opponendosi sia alla tendenza di molti anarchici a chiudersi in un’attività propagandistica che alle derive illegaliste che caratterizzarono il movimento anarchico nella seconda metà dell”800, ponevano al centro l’attività sindacale sino a fare del sindacalismo la forma d’azione principale che avrebbe dovuto ricomprendere in sé lo stesso anarchismo.

In qualche misura i sindacalisti rivoluzionari sono consapevoli della necessità di un soggetto non appiattito sul livello medio di coscienza e di combattività della classe ma lo risolvono in un’articolazione interna al movimento sindacale con quella che, in Francia, definiranno “minorité agissante” che, come è evidente dalla scelta del termine, individua un settore della classe più radicale e combattivo ma non un soggetto politico in senso proprio.

Nel suo intervento Malatesta argomenta in maniera puntuale la sua critica all’ipotesi di ridurre la rivoluzione allo sciopero generale (4), mito fondativo dei sindacalisti rivoluzionari, insiste sulla necessità dello scontro militare con lo stato e, nel contempo, critica le derive corporative del sindacalismo compreso quello rivoluzionario, il fatto che l’azione sindacale esclude nei fatti ampia parte, e sovente la più sfruttata, delle classi subalterne, mette in discussione lo stesso operaismo che caratterizza il sindacalismo rivoluzionario e la conseguente idea che il proletariato sia di per sé un soggetto rivoluzionario, insiste sul carattere dell’anarchismo come ipotesi di emancipazione non di un gruppo sociale ma dell’intera umanità.

Nei materiali che compongono il libro di Maurizio Antonioli questi temi ritornano a più riprese intrecciandosi con l’azione politica e lo sforzo di orientare l’azione degli anarchici nella lotta politica e nell’azione sindacale dello stesso Malatesta.
È evidente che tiene conto di una situazione complessa con ampia parte dei compagni che aderiscono all’Unione Sindacale ma anche con una presenza di molti, e sovente importanti, compagni che fanno altre scelte sindacali legate o a situazioni contingenti o a convincimenti diversi.

Il fatto stesso che diversi compagni fossero dirigenti sindacali dimostra che l’ipotesi malatestiana che prevedeva che non fosse opportuno che degli anarchici assumessero cariche sindacali che ne avrebbero limitato la libertà d’azione e li avrebbero vincolati alle decisioni del sindacato non è unanimemente condivisa (5).

In sintesi il testo di Maurizio Antonioli può essere considerato la conclusione e la ricapitolazione di un lavoro decennale che, nel suo complesso, unisce rigore scientifico e interesse politico culturale e, anche nell’enorme diversità del contesto in cui operiamo, pone quesiti importanti su natura e limiti dell’azione sindacale e sulla dialettica fra soggettività politica generale e azione sul terreno di classe.

Note

(1)
Alcune linee interpretative per una storia dell’Unione Sindacale Italiana: un inedito di Armando Borghi in Primo Maggio – Saggi e documenti per una storia di classe n. 1, giugno -settembre 1973
Note sul sindacalismo industriale: Filippo Corridoni e la “Riforma della tecnica sindacale” [con Bruno Bezza] in Primo Maggio – Saggi e documenti per una storia di classe n. 2, ottobre 1973 – gennaio 1974
Sindacalismo rivoluzionario italiano e modelli organizzativi: dal progetto industrialista di Filippo Corridoni ai sindacati nazionali d’industria (1911-1914), in Il sindacalismo rivoluzionario in Italia nel periodo della Seconda Internazionale. Atti del convegno di studi, Piombino 28-30 giugno 1974, «Ricerche storiche», a. 5, n. 1, gennaio-giugno 1975, pp. 147-177.
Dibattito sul sindacalismo. Atti del congresso internazionale anarchico di Amsterdam (1907). [a cura di Maurizio Antonioli] Edizioni Crescita Politica 1979
Sindacalismo rivoluzionario italiano e sindacalismo internazionale da Marsiglia a Londra (1908-1913), in Il Sindacalismo rivoluzionario nella storia del movimento operaio internazionale, numero speciale di «Ricerche storiche», a. 1, n. 1, gennaio-aprile 1981, pp. 191-240.
Azione diretta e organizzazione operaia. Sindacalismo rivoluzionario e anarchismo tra la fine dell’ottocento e il fascismo, Piero Lacaita Editore 1990
Armando Borghi e l’Unione sindacale italiana Piero Lacaita Editore 1990 Piero Lacaita Editore 1990
Il sindacalismo italiano. Dalle origini al fascismo. Studi e ricerche, BFS Edizioni 1997
Riformisti e rivoluzionari. La Camera del lavoro di Milano dalle origini alla grande guerra [con J. Torre Santos], Franco Angeli Editore 2006
Figli dell’officina. Anarchismo, sindacalismo e movimento operaio tra Ottocento e Novecento
BFS Edizioni 2012

(2)
Di Armando Borghi sono stati pubblicati molti articoli ed opuscoli, segnalo:

“Mezzo secolo di anarchia”
Edizioni Anarchismo 1978

“Vivere da anarchici”
Alfa 1966

(3) Pierre Monatte “La Lotta Sindacale” – Jaca Book 1978

(4)
Vale la pena di leggere, a proposito dello “sciopero generale” come mito: Jack London “Guerra di classe. Il sogno di Debs. Saggi sulla lotta di classe negli Stati Uniti e un racconto.” Editore Gwynplaine 2009. Va però ricordato che Jack London ipotizza uno sciopero generale vincente che però non apre la strada all’espropriazione degli espropriatori ma solo a un forte potere sindacale.

(5)
Basta pensare, oltre allo stesso Armando Borghi che fu dirigente e segretario dell’USI, anche a

Pietro Ferrero, che fu segretario della FIOM di Torino, e a Maurizio. Vedi:
“Pietro Ferrero – Un eroe operaio” Quaderni di Alternativa Libertaria 2002 a cura di Paolo Papini

Maurizio Garino il compagno di Torino che gli fu più vicino:
“Il sogno nelle mani. Torino 1909 – 1922. Passioni e lotte rivoluzionarie nei ricordi di Maurizio Garino.” a cura di Guido Barroero e Tobia Imperato. Edizioni Zero in Condotta 2011

Augusto Castrucci che fu segretario del Sindacato ferrovieri Italiano e animatore redattore del giornale “Ancora in Marcia”.
Augusto Castrucci “Battaglie e vittorie dei ferrovieri italiani. Cenni storici dal 1877 al 1944” Edizioni Zero in Condotta 1988

Alberto Meschi che fu segretario della Camera del Lavoro di Carrara:
Hugo Rolland “Il sindacalismo anarchico di Alberto Meschi” Editore Samizdat, 1996.

 

 

 

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