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NOTE SULLA SITUAZIONE DEL SINDACALISMO DI BASE E DEL SINDACALISMO IN GENERE

Una riflessione sul sindacalismo di base, sul suo ruolo, prospettive e frammentazione è oggi sempre più necessaria.

Questo articolo di Federico Giusti (“Collegamenti” n. 6/2024) affronta i principali problemi sul tappeto

Per quanto mi riguarda sarebbe arrivato il momento di fare i conti con la esperienza storica del sindacalismo di base a partire dalla sua devastante frammentazione.
Rispetto a 20 anni fa non sono chiare agli occhi della forza lavoro le differenze sostanziali tra le varie sigle del sindacalismo di base e dopo 30 anni di controriforme è cresciuto il senso di sfiducia verso il sindacato tout court.
L’adesione ai sindacati di base è legata non a ragioni di carattere politico ma al lavoro svolto dalle realtà, nei singoli settori, ad esempio possiamo asserire che la sottoscrizione dei contratti nazionali da parte di Usb abbia in qualche modo favorito la loro presenza dentro il comparto pubblico con il risultato, non certo esaltante, di appiattirsi sulle logiche meritocratiche, sulla idolatria della produttività accettando l’impianto complessivo dei contratti stessi. Quanti hanno sottoscritto i contratti nazionali ottenendo la rappresentatività, vale per Usb come per la galassia degli autonomi, vi risulta siano riusciti a mettere in discussione la performance, le disuguaglianze salariali e normative all’interno dei comparti pubblici?
E la firma di certi contratti possiamo considerarla ancora tecnica o invece la presa d’atto che senza sottoscrizione non hai agibilità sindacale e quindi vieni relegato in un angolo, dominando nei luoghi di lavoro pratiche subalterne alle parti datoriali a mero discapito del conflitto? Continued…

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Camillo Berneri, la Palestina insanguinata (1929)

Nel 1929 l’anarchico Camillo Berneri pubblica questo articolo estremamente lucido sull’emigrazione ebraica in Palestina, il sionismo, i problemi di relazione tra immigrati ebrei e popolazione palestinese e l’imperialismo inglese. Lo riprendiamo dal n. 6 / marzo 2024 di “Collegamenti”. Nello stesso numero un necessario inquadramento storico scritto da Gianni Carrozza.

Lasciamo in pace il <<muro del pianto>>. Non è che lo sfondo del quadro. Simbolicamente lo si può considerare il centro della tragedia, storicamente non lo è. Al muro di Salomone, che giuridicamente appartiene agli Arabi, ogni venerdì, da dieci anni, andavano liberamente gli ebrei a piangere la disperazione e le sventure della loro razza. Contro l’elemento ebraico ortodosso il furore arabo non ha mai infierito. Gli arabi sono tolleranti, in religione da buoni maomettani. Il << fanatismo>> loro lo si spiega con dati demografici più che con reminescenze storiche e dilettantismi psicologici. La rivolta araba è stata, per contingenze, anti-ebraica; per natura, semplicemente xenofoba.

Ho sotto gli occhi due interviste: l’una del Dottor Weizmann, presidente dell’organizzazione sionista universale, l’altra di Amein Hussein capo religioso degli arabi di Palestina. Il primo dichiara necessario: che gli Arabi capiscano che l’Inghilterra non vuole mutare affatto la propria politica di protezione del sionismo; che è necessario facilitare l’immigrazione ebraica in misure le più grandi possibili. Il secondo riconferma che il governo attuale della Palestina è contrario, nella costituzione e nella politica sue, agli Arabi; richiede l’adozione di una forma di governo democratico, nel quale siano rappresentati tutti gli abitanti di Palestina, in modo proporzionale, e l’abbandono della politica inglese a favore dello sviluppo di un <<centro nazionale ebraico>>, specie riguardo all’immigrazione. Continued…

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Camillo Berneri, la Palestina e il sionismo (introduzione)

Sul n. 6/2024 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” riportiamo un (profetico ?) articolo di Camillo Berneri (1929) sul problema dell’emigrazione ebraica in Palestina e del rapporto già all’epoca sempre più difficile tra ebrei e palestinesi.

L’articolo è tanto più interessante in quanto è di epoca molto antecedente all’avvento del nazismo al potere in Germania, alla Shoah, alla proclamazione dello Stato d’Israele. Il testo è preceduto da questo necessario inquadramento storico di G. Carrozza.

La questione della Palestina ha radici secolari, al punto che Camillo Berneri – nel 1929 – scrive un articolo che potremmo definire chiaroveggente. Vediamone il contesto.
Quella degli Ebrei e quella del movimento anarchico sono storie che si incrociano in varie occasioni.
Gli Ebrei subiscono durante più di un millennio le persecuzioni ad opera della Chiesa di Roma. La Rivoluzione francese riconosce il loro diritto di essere rispettati come qualsiasi altro cittadino e di praticare liberamente la loro religione. Ma questi diritti vengono calpestati dalla Restaurazione, ancora per molto tempo ed in molto paesi, come la Russia zarista ed i paesi dell’Europa Orientale dove vengono utilizzati come capro espiatorio nei momenti di più acuta tensione politica e sociale. Continued…

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Contro il sionismo, contro l’antisemitismo, per l’umanità

Dal n. 6/2024  di”Collegamenti” riportiamo questo articolo di Claudio Albertani. L’articolo, originariamente pubblicato su “La Jornada”, è stato tradotto da Clara Ferri

L’antisemitismo è il socialismo degli idioti

Auguste Bebel

Qualche giorno fa, durante una protesta davanti all’ambasciata israeliana di Città del Messico, qualcuno ha gridato degli slogan antisemiti. Era un provocatore ed è stato subito isolato. Tuttavia, la questione è delicata perché lo Stato sionista sta sfruttando l’innegabile recrudescenza dell’antisemitismo dopo l’invasione di Gaza per giustificare i propri crimini. Tale narrazione è legittimata da un fatto storico: gli ebrei sono stati vittime di uno dei più grandi massacri della storia, l’Olocausto (Shoah in ebraico), compiuto dai nazisti nel corso della Seconda guerra mondiale. Ciò giustificherebbe il fatto che i sopravvissuti si siano rifugiati in Palestina, una regione che in teoria apparterrebbe loro per ragioni storiche e teologiche.

È qui che inizia il groviglio, perché il problema di Israele è duplice: non solo il suo attuale governo è impresentabile, ma anche la sua legittimità storica è discutibile. Secondo Netanyahu, i palestinesi sarebbero un gruppetto di persone senza storia che perseguitano gli ebrei proprio come facevano i nazisti. In queste condizioni, Israele non avrebbe altra scelta che difendersi, se necessario, con una forza spropositata. E naturalmente tutti noi che ci opponiamo saremmo antisemiti o, per essere più precisi, antiebraici. Continued…

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Fondi pensione: un bilancio critico

Facciamo il punto sui fondi pensione grazie a questo articolo di Renato Strumia pubblicato sul n. 6/marzo 2024 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe”

 

Sono passati ormai oltre 30 anni dalla istituzione normativa, anche in Italia, dei fondi pensione, nella loro versione aggiornata (1). Naturalmente c’erano già dei fondi pensione, prima di quella data, espressione storica di forme di welfare aziendale, diffuse soprattutto in ambito bancario-assicurativo (quella della Cariplo risaliva al 1837), ma presenti anche in altre grandi aziende con atteggiamento paternalistico e/o orientate all’integrazione della manodopera nel sistema aziendale.
La normativa sui fondi pensione, varata nel 1993, non cade però in un momento “casuale”: va correttamente collocata nella fase turbolenta che va dal 1992 al 1995. Nel 1992 c’è la grande crisi italiana, che vede l’esplodere del debito pubblico, la crisi valutaria, la svalutazione della lira, l’abolizione della scala mobile, l’autunno “dei bulloni”: è l’estate in cui il governo Amato tosa i conti correnti del 6 per mille e attacca, per la prima volta, le pensioni. E’ l’autunno della manovra da 90.000 miliardi di lire: tra le altre cose, si attacca il principio che si possa andare in pensione con il sistema retributivo, in specifico con un assegno legato alla media degli stipendi degli ultimi 5 anni, e si allunga la base di calcolo a 10 anni, per ridurre l’importo del trattamento. Continued…

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Sul diritto del lavoro nella Seconda repubblica

Comprendere l’evoluzione (in peggio) del diritto del lavoro negli ultimi trent’anni costituisce un fondamentale strumento di comprensione della situazione presente e un importante bagaglio teorico per qualunque militante rivoluzionario.

Questo articolo di Simone Bisacca, pubblicato sul n. 6/2024 di “Collegamenti” ne delinea un quadro sintetico ma efficace.

La produzione legislativa in materia di diritto e processo del lavoro dal 1997 (c.d. Pacchetto Treu – governo Prodi I) al 2023 (decreto lavoro del 1 maggio 2023 – governo Meloni) ha ratificato lo spostamento dei rapporti di forza tra capitale e lavoro a favore del capitale avvenuta a partire dagli anni ’80 e ne ha accresciuto la dinamica.
Secondo i dettami del liberismo, compito dello Stato è rimuovere ogni impedimento alla libera determinazione dei prezzi anche nel mercato del lavoro e alla possibilità dell’impresa di soddisfare il proprio fabbisogno di manodopera con la massima flessibilità.
Flessibilità declinata sia in entrata che in uscita, con effetto di precarizzare la condizione dei lavoratori; la contropartita teorica della flessibilità avrebbe dovuto essere l’aumento di occasioni di lavoro e quindi la diminuzione della disoccupazione, ma la relazione tra i due fattori resta indimostrata e gli unici effetti certi sono stati l’aumento delle diseguaglianze sociali e la diminuzione della conflittualità sul posto di lavoro.
Il mercato del lavoro, del resto, è componente dell’economia che, banalmente, sconta gli andamenti macroeconomici ed è mistificatorio attribuirvi poteri taumaturgici rispetto al benessere complessivo della società. L’insistenza sulla flessibilità ha avuto la funzione, attraverso la precarizzazione, di frantumare e disciplinare i lavoratori, comprimendo i salari e consentendo quindi il mantenimento di un certo margine di profitti per le imprese anche in periodi di crisi. Continued…

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DOMANDE DI OGGI SUL SINDACALISMO DI BASE A PARTIRE DA OLTRE 30 ANNI ADDIETRO

Articolo di apertura del n. 6/marzo 2024 di “Collegamenti”, scritto da Cosimo Scarinzi

Credo sia necessario, quando ci si interroga sul sindacalismo di base oggi, tenere presente il fatto che si tratta di un assieme di organizzazioni, di militanti, di lavoratrici e lavoratori che esiste ormai dall’inizio degli anni ’90 e di una vicenda per molti versi complicata.

Ovviamente il sindacalismo di base non sorge dal nulla, già negli anni precedenti vi erano alcune organizzazioni sindacali alla sinistra dei sindacati istituzionali e, soprattutto, vi sono stati negli anni ’80 importanti movimenti di massa fuori dal controllo di questi sindacati nella scuola, nei trasporti, nella sanità; ma un’ipotesi consistente di sindacalismo alternativo data, appunto, dall’inizio degli anni ’90.

È bene domandarsi quali siano le condizioni sociali e politiche che determinano questa situazione. Continued…

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CONSIDERAZIONI SULLE LOTTE SINDACALI DEI LAVORATORI STATUNITENSI DELL’AUTO.

Dal numero 6/2024 di “Collegamenti” riportiamo questa importante analisi di EZIO BOERO sulle recenti lotte dei lavoratori del settore automobilistico negli Stati uniti

Il 15 settembre scorso, dal palco della manifestazione di Detroit che aprì la vertenza sindacale delle 3 grandi imprese statunitensi dell’auto, Shawn Fain, presidente di United Auto Workers (UAW), dichiarò: “Siamo stati accusati di causare una guerra di classe ma la guerra di classe è già stata fatta per 40 anni in questo Paese: la classe dei miliardari si è presa tutto e ha lasciato la classe lavoratrice rosicchiare ogni mese la propria busta paga per cercare di sopravvivere”. Daniel Vicente, responsabile UAW della Regione 9 (New York, New Jersey e Pennsylvania) aggiungeva: “C’è un incendio nel movimento operaio degli Stati Uniti”.

Una qualche forma di incendio si è in effetti manifestata a partire dalla mezzanotte del 15 ottobre 2023, alla data di scadenza dei contratti di lavoro con le Big 3 dell’auto (Ford, General Motors e Stellantis, negli USA ex Crysler). E immediatamente sono iniziati gli scioperi articolati, con la nuova forma dello sciopero progressivo dello Stand Up Strike (delle cui modalità parleremo oltre). Durato 46 giorni consecutivi, esso ha sollevato interesse nella Nazione ben aldilà del numero dei lavoratori coinvolti nella vertenza dell’auto.

Gli operai dello stabilimento Ford di Detroit, che produce i modelli Bronco e Ranger, sono stati gli operai Ford entrati in sciopero per primi. Le fabbriche Ford non avevano più visto alcuno sciopero dal 1978. Gli operai sono rimasti sorpresi quando è giunta dal Sindacato, alle ore 22 del 15 ottobre, l’indicazione di uscire dai reparti. Alle 23 la direzione, sorpresa come loro, ha mandato tutti a casa. Un’ora dopo, i picchetti, mobili, come prevede la normativa USA sugli scioperi, hanno iniziato ad apparire ai numerosi cancelli dell’impianto. Sostenitori dello sciopero si sono radunati dall’altra parte della strada. Veicoli di passaggio su Michigan Avenue suonavano i clacson a mo’ di sostegno, mentre si alzava lo slogan No deals, no wheels!, “senza contratto, nessuna auto (prodotta)”. Continued…

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Cibernetica o barbarie!

Dal n. 6/2024 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” pubblichiamo questo articolo di Stefano Borroni Barale con importanti proposte di lotta per il mondo della scuola.

Rifiutare la formazione obbligatoria è un poderoso primo passo. Siamo pronti per il successivo?

“Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.” – Filippo Tommaso Marinetti, “Manifesto del Futurismo”, 1909

La transizione digitale  (1) a marce forzate, iniziata con lo stanziamento l’anno scorso di 2,1 Miliardi di euro per l’acquisto di laboratori e aule “digitali” entra ora nel vivo, con un programma di formazione dei docenti mastodontico. È la fase che l’ex Ministro Bianchi aveva definito “riaddestramento” del corpo docente (2). Per fortuna questo passaggio sembra risvegliare almeno una minoranza di docenti dal loro torpore: giungono echi di ribellione da alcuni collegi docenti (quello del Liceo Socrate, così come dell’IIS Di Vittorio Lattanzio, a Roma), che fortunatamente hanno rigettato il programma di formazione al digitale previsto dal D.M. 66.
L’impressione, però, è che manchi ancora una visione d’insieme, anche tra queste minoranze critiche. Certo, abbiamo compreso che i piani di formazione ministeriali (Piano Nazionale Scuola Digitale – PNSD e Piano Scuola 4.0, per citare solo gli ultimi) hanno dell’innovazione tecnologica un’idea talmente antidiluviana che vi si possono scorgere elementi di una retorica “neo-coloniale”, quella che poneva al centro l’uomo bianco, maschio e cristiano pronto a salpare per conquistare e sottomettere la natura selvaggia e incolta grazie alla forza della tecnologia, portando –grazie a questa– la civiltà “in salsa digitale”. Manca però, da parte nostra, una pars construens solida abbastanza da riuscire a imporre narrazioni e percorsi alternativi verso il futuro.
Certamente la cultura non procede con i tempi della tecnologia, sarebbe folle aspettarselo. Quello che sostengo, però, è che alcuni strumenti di analisi hanno visto la luce quasi un secolo fa, per essere poi abbandonati, in parte perché troppo avanzati per l’epoca, in parte per colpa dell’azione nel tempo degli inventori del termine “intelligenza artificiale” e della visione del mondo brutalmente riduzionista ad essa collegata. Il problema dell’impatto sociale della tecnologia dell’informazione e della comunicazione, è stato infatti oggetto dell’analisi di veri e propri giganti del pensiero: Norbert Wiener con la sua Cibernetica, Marshall McLuhan e Lewis Mumford con le loro teorie sociologiche, solo in apparenza opposte, del villaggio globale e della megamacchina (3).
I tempi sono maturi per riscoprire la lezione contenuta nei lavori di questi pensatori, iniziati negli anni trenta del novecento, alla luce dell’evoluzione di Internet e della terza ondata della cosiddetta “intelligenza artificiale” (che altro non è se il frutto degli studi dello stesso Wiener sulla Cibernetica) per provare a tracciare una linea d’azione differente, liberandoci tanto del mito dell’età dell’oro della scuola che da un tecno-entusiasmo talmente ridicolo da richiamare alla memoria il Manifesto del Futurismo.

1. Rifiutare la formazione all’uso dei prodotti di Big Tech
Come detto poc’anzi la mia prima reazione di fronte alla notizia del rifiuto della formazione obbligatoria4 ex D.M. 66 espresso dai CD del Di Vittorio Lattanzio e del Socrate è stata un’immediata sensazione di sollievo. Piuttosto che accettare acriticamente la “soluzione unica” rappresentata dai prodotti delle poche mega-imprese americane (i cosidetti GAFAM)(5), che rappresentano tra l’altro l’oggetto della stragrande maggioranza dei corsi presenti sul portale “Scuola Futura” del Ministero dell’Istruzione e del Merito, sicuramente era meglio sottrarsi. Ma subito dopo, ecco riemergere il dubbio: per quanto tempo sarà possibile sottrarsi? Davvero è possibile “stare fuori dai giochi”, soprattutto sapendo che l’età dell’oro della “bella scuola di una volta” non è altro che un mito, una leggenda? Continued…

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Disponibile il n. 6 di “Collegamenti”

Collegamenti n. 6 è uscito !

Per riceverne una copia cartacea  scrivere a: collegamentiwobbly@gmail.com per scaricare una copia in formato pdf cliccare qui

SOMMARIO

INCHIESTA

Cosimo Scarinzi – Domande di oggi sul sindacalismo di base a partire da oltre 30 anni addietro

Federico Giusti – Note sulla situazione del sindacalismo di base e del sindacalismo in genere

Umberto Ottone – ALP CUB. La storia particolare di un piccolo sindacato di base

Mauro De Agostini – I lavoratori digitali (platform worker): problemi e prospettive

Stefano Borroni Barale – Cibernetica o Barbarie !

Visconte Grisi – La sanita’ lombarda nell’ occhio del ciclone. Da una intervista ad alcuni sindacalisti dell’USI Sanità di Milano

Simone Bisacca – Sul diritto del lavoro nella seconda repubblica

Renato Strumia – Fondi pensione: un bilancio critico

INTERNAZIONALE

Ezio Boero – Considerazioni sulle lotte sindacali dei lavoratori
statunitensi dell’auto.

a cura di R.S. – Geopolitica: intervista a Raffaele Sciortino

G. Soriano – Francia. Gli scioperi nei trasporti continuano

PALESTINA

Gianni Carrozza – Palestina 1929 – Introduzione

Camillo Berneri – La Palestina insanguinata

Claudio Albertani – Contro il sionismo, contro l’antisemitismo, per
l’umanità

STORIA

Franco Schirone – Ricordando Pietro Ferrero anarchico e sindacalista

Mauro De Agostini – Pietro Ferrero: breve profilo biografico*
17.

Tobia Imperato – Nuovi documenti sull’assassinio di Pietro Ferrero

RECENSIONE

Cosimo Scarinzi – Maurizio Antonioli, Malatesta, l’organizzazione
operaia e il sindacalismo BFS Edizioni 2023

Posted in La rivista.

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