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Camillo Berneri, la Palestina insanguinata (1929)

Nel 1929 l’anarchico Camillo Berneri pubblica questo articolo estremamente lucido sull’emigrazione ebraica in Palestina, il sionismo, i problemi di relazione tra immigrati ebrei e popolazione palestinese e l’imperialismo inglese. Lo riprendiamo dal n. 6 / marzo 2024 di “Collegamenti”. Nello stesso numero un necessario inquadramento storico scritto da Gianni Carrozza.

Lasciamo in pace il <<muro del pianto>>. Non è che lo sfondo del quadro. Simbolicamente lo si può considerare il centro della tragedia, storicamente non lo è. Al muro di Salomone, che giuridicamente appartiene agli Arabi, ogni venerdì, da dieci anni, andavano liberamente gli ebrei a piangere la disperazione e le sventure della loro razza. Contro l’elemento ebraico ortodosso il furore arabo non ha mai infierito. Gli arabi sono tolleranti, in religione da buoni maomettani. Il << fanatismo>> loro lo si spiega con dati demografici più che con reminescenze storiche e dilettantismi psicologici. La rivolta araba è stata, per contingenze, anti-ebraica; per natura, semplicemente xenofoba.

Ho sotto gli occhi due interviste: l’una del Dottor Weizmann, presidente dell’organizzazione sionista universale, l’altra di Amein Hussein capo religioso degli arabi di Palestina. Il primo dichiara necessario: che gli Arabi capiscano che l’Inghilterra non vuole mutare affatto la propria politica di protezione del sionismo; che è necessario facilitare l’immigrazione ebraica in misure le più grandi possibili. Il secondo riconferma che il governo attuale della Palestina è contrario, nella costituzione e nella politica sue, agli Arabi; richiede l’adozione di una forma di governo democratico, nel quale siano rappresentati tutti gli abitanti di Palestina, in modo proporzionale, e l’abbandono della politica inglese a favore dello sviluppo di un <<centro nazionale ebraico>>, specie riguardo all’immigrazione.

Due posizioni nettamente opposte. Un contrasto difficilmente risolvibile. Da che parte è la ragione? E’ da parte degli Arabi. Il sentimentalismo è fuori di luogo. Se la stampa mondiale ha registrato le vittime ebree, ha dipinto le scene orride dei massacri di inermi coloni sionisti; se v’è una giusta tradizione di pietà verso gli Ebrei vittime di assurde ed ingiuste leggi e massacrati nei pogroms; se è ammirabile lo sforzo sionista, tutto questo è controbilanciato dal peso delle vittime arabe, dal fatto che il sionismo serve da paravento alla politica imperialista inglese, dal regime di ineguaglianza dominante in Palestina. Gli Ebrei si sono dichiarati sicuri di essere nel futuro gli egemoni in Palestina. Gli Arabi hanno visto scendere centinaia di ebrei da ogni piroscafo in arrivo a Giaffa e a Haifa, hanno visto occupare dagli Ebrei le zone più propizie del loro territorio, hanno visto diventare possesso di Ebrei terre rese fertili dall’agricoltore arabo, hanno visto la maggior parte delle spese per opere pubbliche andare a vantaggio della comunità sionista, hanno assistito agli enormi affari di rivendite di terre acquistate per pochi soldi, si sono visti negare la convocazione del parlamento palestiniano.

Palestina 1929 (fonte:Wikipedia)

Prima della guerra europea, le colonie agricole sioniste erano arrivate a 43, con circa 13.000 individui. Con l’occupazione inglese della Palestina (dicembre 1917) Lord Balfour si faceva protettore del sionismo. Tale protezione portava ad un’immigrazione ebraica su grande scala. Nel 1919 gli Ebrei in Palestina erano 57000; da tale anno al 1927 sono aumentati di 90.200 individui. Gi immigrati dal 1922 al 1927, sono stati in complesso 77.792. Il culmine dell’immigrazione è stato nel 1925 con 35.801 individui. Dopo il 1925 l’immigrazione discese rapidamente, tanto che nel 1927 il contingente era di 2788 individui. Contemporaneamente si verificava un esodo che s’elevava dopo il 1925 a oltre 7 mila e 5 mila individui. Che cosa significano queste cifre? Significano questo: dopo il primo slancio verso la terra promessa subentra la crisi, per la troppa lenta capacità dell’ambiente ad assorbire l’immigrazione. Se si tien conto della prevalente natura del suolo e della densità della popolazione (38 abitanti per Km), del rapporto della popolazione araba (80%) di fronte all’ebraica (19%), il contrasto economico sopraccennato appare in grande evidenza. Ma il fatto demografico non è quello centrale. Quello che preoccupa gli ambienti è la natura dell’immigrazione ebraica, selezionata economicamente e tecnicamente provvista di capitale. E’ prescritto nell’Immigration Ordinance del 1925, che l’immigrato ebreo deve possedere almeno 60 sterline di reddito annuale o almeno 250 sterline di capitale. L’immigrazione ebraica è quindi, quasi totalmente composta di benestanti. Si aggiunga che parecchi dei coloni ebrei sono dotati di cultura tecnica (ingegneri, periti agrari, professori di scienze, ecc.). Gli arabi non possono quindi, sostenere la concorrenza : per la sperequazione amministrativa a favore degli Ebrei, per l’accaparramento ebraico dei migliori terreni, per l’unione del capitale e della capacità tecnica che caratterizza la colonizzazione sionista.

La soluzione non può essere quella propugnata dal capo del sionismo, bensì quella propugnata dal capo dei Mussulmani di Palestina. Ma l’Inghilterra ha in Palestina una base di espansione nell’Asia Minore e non rinuncerà alla propria politica di protezione al Sionismo. D’altra parte milioni di Mussulmani sono nei territori di dominio inglese in Asia ed in Africa, e di questo dovrà tener conto in un non lontano domani; tanto più nell’Irak, nella Transgiordania, nella Siria il malcontento mussulmano è ben lungi dall’essere placato.

Il problema del Sionismo va risolto anche in Europa, come problema di tolleranza verso gli Ebrei. Basta il fatto che nel 1925 il 50,5 per cento degli immigrati ebrei in Palestina derivava dalla Polonia per dimostrare che la idea della ricostituzione della nazione ebraica è cresciuta e si è sviluppata sul terreno di sofferenze, di timori, di inferiorità che degli Ebrei ha fatto e fa tutt’ora in alcuni paesi una razza reietta.

Il muro di Salomone era l’altare di un popolo disperso e oppresso. I Sionisti ne hanno voluto fare un trono. Ma sopra quel muro logoro si erge la moschea d’Amar nella sua bella grandiosità. Dietro Roma distruttrice e persecutrice è avanzato l’Arabo mussulmano. Gli ebrei hanno trovato nell’Inghilterra l’alleato che potrà disperdere il popolo di Maometto? Il problema di Palestina è questo: o agli arabi o agli Ebrei. La terra è troppo angusta per lasciarsi popolare dagli uni e dagli altri, in pacifica e libera convivenza. I sionisti che pretendono aprire la Palestina ad un’illimitata corrente emigratoria ebraica non possono che volere la diaspora araba. Ma il popolo di Giuda era un complesso di tribù di credenti. Era la religione che costituiva la nazione. Il popolo arabo di Palestina è una frazione del mondo islamico. E l’Islam non si disperde, perché ha molti centri vitali ed una sfera di vita che abbraccia gran parte del mondo. Se i sionisti non sapranno vedere il problema con occhi chiari si vedranno cacciati di Palestina. L’esodo dei coloni dalle oasi ebraiche insanguinate dovrebbe essere un monito. Purtroppo si chiedono a Londra lezioni esemplari; e nuovo sangue bagnerà le zolle e le sabbie di Palestina. Se con questa seminagione di odio, i frutti della colonizzazione sionista non potranno che essere amari.

C. Berneri. Da <<Vogliamo>> (Biasca-Annemasse-Lugano), anno I, n. 4, novembre 1929

 

 

 

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