Dal n. 5 di “Collegamenti”, novembre 2023 riportiamo questa recensione di Mauro De Agostini su temi (come quello dei rider, del lavoro precario e dei lavoratori delle piattaforme digitali) di cui la rivista si è ampiamente occupata.
Valentina De Nevi, “Uneasy rider. La storia nascosta del food delivery,” Novalogos, 2022, 129 p., 14 euro
Il libro si propone di “indagare il mondo del food delivery in quanto contesto di oggettivazione delle dinamiche di quello che è stato definito ‘capitalismo delle piattaforme’” (p. 7), l’indagine si è svolta in pieno periodo pandemico (con tutte le difficoltà del caso) attraverso colloqui con esponenti delle Camere del lavoro autonomo e precario e della Rider Union di Bologna, interviste a rider, analisi dei siti e social e lo studio di un ricco apparato di studi preesistenti. Purtroppo, come precisa l’autrice, non è stato possibile includere tra gli intervistati lavoratori immigrati (ormai massicciamente presenti nel settore), questo sia a causa delle barriere linguistiche, sia dal fatto che, causa le limitazioni della pandemia, l’autrice ha dovuto svolgere buona parte della ricerca sul campo nel proprio luogo di residenza: una città medio-piccola del centro Italia. I rider intervistati lavoravano per Just Eat, Deliveroo e per una azienda locale, una rider è stata accompagnata nel corso di una settimana nel suo lavoro di consegna (p.15-19, 92).
Dalla ricerca emerge tra l’altro che le app di food delivery (consegna di cibo. Il lettore ci scuserà ma ormai sembra impossibile parlare di alcunché senza un profluvio di anglicismi) permettono di lucrare contemporaneamente sui ristoratori (che pagano per il servizio), sui lavoratori sui quali vengono scaricati i costi materiali e immateriali attraverso la pratica del cottimo che “riemerge da un passato che si pensava lontano ed esonda senza argini dallo spazio digitale al terreno sociale: lo sfruttamento è ‘arcaico’ ma il padrone è un algoritmo” (p. 8), ma anche (ben aldilà dell’ovvia commissione richiesta) sugli stessi clienti.
“Prosumer”: il consumatore-produttore
Normalmente tendiamo a sottovalutare questo ultimo punto, che tuttavia è centrale in tutto il “capitalismo delle piattaforme” (e che viene ampiamente analizzato nella prima parte del libro, “L’app del consumatore”).
In primo luogo i capitalisti digitali lucrano assorbendo gratis i nostri preziosissimi dati personali “che siamo portati a donare più o meno consapevolmente anche grazie a un linguaggio che induce a sottovalutare le conseguenze legate all’accettazione di termini di servizio o di presa visione di informative sulla privacy” (p. 13). Dati che consentono di profilarci e che poi vengono venduti alle agenzie pubblicitarie per campagne mirate o sfruttati direttamente dalla piattaforma per offrire nuovi servizi.
Poi, attraverso il meccanismo della “gamificazione” (applicazione di elementi propri del gioco a contesti non ludici) la app ci induce a lavorare (gratis ovviamente) per la piattaforma. L’idea geniale di questa ultima frontiera del Capitalismo è quella di renderci felici di regalare il nostro lavoro intellettuale (in teoria condividendolo con altri utenti, in realtà fornendolo a un’azienda che ne trae profitto).
Alla tradizionale figura del consumatore si sostituisce quindi quella del “prosumer” (consumatore-produttore di contenuti digitali, p. 32-33).
Proviamo a pensare alla soddisfazione con cui abbiamo lasciato un giudizio (magari sferzante) su qualche albergo o ristorante su Booking.com, Airbnb, Tripadvisor o simili. È proprio l’afflusso costante di migliaia di recensioni spontanee da parte degli utenti che rende attrattiva la piattaforma convogliando verso di essa un numero di clienti sempre maggiore. Cosa abbiamo avuto in cambio di questo nostro prezioso lavoro intellettuale ? Qualche like, un po’ di soddisfazione del nostro ego, se va bene qualche (modesto) sconto, giusto per fidelizzarci. Continued…
Commenti recenti