Questo ampio articolo di Franco Schirone, pubblicato sul n. 6 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” ricostruisce i tratti fondamentali della biografia di Pietro Ferrero, fornisce utili indicazioni bibliografiche e costituisce una utile introduzione allo scritto di Tobia Imperato (uscito sullo stesso numero) in cui vengono forniti nuovi elementi sull’assassinio del sindacalista anarchico.
Il 12 ottobre del 1909 viene fucilato a Barcellona il pedagogista anarchico Francisco Ferrer, fondatore di una Scuola Moderna, progetto che comprende l’insegnamento dei valori sociali razionalisti in una società, com’è quella spagnola, fortemente permeata da una asfissiante cultura cattolica, ben stretta nelle maglie della chiesa e di un governo totalmente succube ad essa. L’opera del pedagogista non passa inosservata, potere e religione fanno il possibile non solo per ostacolare l’espansione che sta ottenendo la Scuola Moderna (con sedi a Barcellona e circondario) ma vanno ben oltre: Francisco Ferrer è arrestato, un processo farsa lo condanna alla fucilazione con la falsa accusa di essere stato fautore di una rivolta popolare contro il militarismo che costringe i giovani (quasi tutti provenienti da classi povere) a imbarcarsi ed andare a combattere nei territori coloniali posseduti in Africa dalla Spagna.
La condanna a morte di F. Ferrer provoca grande impressione e sdegno in tutta Europa, le proteste si accendono ovunque; in Europa e in America sono fondate Scuole Moderne sull’esempio di quella barcellonese. Anche in Italia le proteste si moltiplicano in ogni regione. Torino diventa un punto di riferimento, qui i lavoratori spingono per uno sciopero generale, tumulti si accendono nei quartieri operai dove più alta è la concentrazione della componente libertaria, qui (Barriera di Milano) viene fondato da Maurizio Garino e Pietro Ferrero (all’epoca diciottenni) il Gruppo Libertario “Francisco Ferrer” e un Circolo di Studi Sociali, che successivamente prenderà il nome di Scuola Moderna: Pietro Ferrero ne sarà subito segretario attivo e diligente. Il nostro movimento lo ebbe da allora sempre attivissimo: dalla protesta per l’assassinio di Francisco Ferrer alla Settimana Rossa, dalla opposizione alla prima guerra mondiale, culminata nei moti dell’agosto 1917, alle prime lotte contro il fascismo. Naturalmente non poteva estraniarsi da una sana attività sindacale, lui che viveva nel cuore del più agguerrito complesso operaio di fabbrica, e la sua attività rifulse specialmente negli anni 1917-22 ispirata sempre ai concetti dell’azione diretta (1). Continued…
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– 4 Aprile 2024
Il 18 dicembre 1922 le squadracce fasciste guidate da Piero Brandimarte compirono una feroce rappresaglia contro La Torino operaia. Numerose furono le vittime. tra queste l’anarchico Pietro Ferrero, segretario della Camera del locale, barbaramente trucidato. In questo articolo, pubblicato su Collegamenti n. 6/2024, Tobia Imperato getta nuova luce sulle circostanze del suo assassinio.
Nello stesso numero di “Collegamenti” un breve profilo biografico di Ferrero a cura di Mauro de Agostini e un più ampio inquadramento storico e bibliografico scritto da Franco Schirone.
Ricordando Nello Dal Bò
dell’ANPI di Grugliasco, paese natale di Ferrero,
che tanto si è speso per mantenerne viva la memoria
Pietro Ferrero
Grazie alla gentilezza di Laura Garino, nipote del nostro Maurizio, sono venuto a conoscenza di questa importante testimonianza sulle ultime ore di Ferrero.
Si tratta della testimonianza di un comunista torinese, Bartolomeo Gondolo, che – sequestrato dai fascisti mentre si aggirava nei paraggi – era presente nella portineria della Camera del Lavoro di Torino nelle ore che precedettero l’assassinio di Pietro Ferrero.
La lettera – indirizzata a Giorgio Carretto, dirigente sindacale comunista torinese – porta la data del 5 settembre 1943, cioè pochi giorni prima dell’occupazione nazista. È interessante scoprire come, subito dopo la caduta del fascismo il 25 luglio, i compagni di Ferrero – non a caso troviamo copia di questo documento fra le carte di Maurizio Garino – si misero alla ricerca di testimonianze utili a processare i responsabili della strage. Gli avvenimenti che seguirono impedirono che si potesse far luce e tutto sarà rimandato a dopo la liberazione (anche se gli autori della strage furono alla fine assolti dalla magistratura compiacente e non pagarono mai per i loro delitti). Continued…
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– 4 Aprile 2024
Sul tema dei lavoratori digitali (platform worker) riportiamo questo articolo di Mauro De Agostini dal n. 6/marzo 2023 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe”
“Prima di internet, sarebbe stato difficile trovare qualcuno e farlo sedere per dieci minuti a lavorare per te, per poi licenziarlo passati quei dieci minuti. Ma con la tecnologia, in realtà, puoi davvero trovarlo, pagarlo una miseria e poi sbarazzartene quando non ti serve più” (1) questa frase dell’imprenditore americano Lukas Biewald descrive alla perfezione la nuova realtà creata dal capitalismo delle piattaforme.
Una situazione tutt’altro che marginale visto che (secondo stime ufficiali) attualmente risultano attive nella sola Unione europea circa 500 piattaforme digitali che nel 2022 impiegavano almeno 28 milioni di lavoratrici/ori, destinate a diventare 43 milioni entro il 2025, un nuovo proletariato digitale privo di ogni tutela. (2) Continued…
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– 3 Aprile 2024
Sul n. 6/2024 di “Collegamenti” questo articolo, frutto di una intervista ad alcuni lavoratori dell’USI Sanità di Milano realizzata da Visconte Grisi
Oggi si fa un gran parlare della privatizzazione sempre crescente del sistema sanitario, il che naturalmente è vero, ma è anche necessario risalire a come è cominciata l’aziendalizzazione all’interno stesso del sistema sanitario pubblico e la trasformazione della salute in una merce vendibile e acquistabile sul mercato.
Infatti la trasformazione degli ospedali pubblici in aziende tese alla realizzazione di profitti è precedente ai successivi fenomeni di privatizzazione della sanità. Il processo iniziò nei primi anni 90 con l’introduzione dei cosiddetti DRG, in parallelo con la trasformazione delle USSL (Unità socio-sanitarie locali) in ASL (Azienda sanitaria locale). La sigla DRG sta per Diagnosis Related Group in inglese, traducibile in italiano con “Raggruppamento omogeneo di diagnosi” con cui “si fa riferimento a un sistema che permette di classificare tutti i pazienti dimessi da un ospedale (ricoverati in regime ordinario o day hospital) in gruppi omogenei per assorbimento di risorse impegnate (isorisorse). Tale aspetto permette di quantificare economicamente tale assorbimento di risorse e quindi di remunerare ciascun episodio di ricovero. Una delle finalità del sistema è quella di controllare e contenere la spesa sanitaria”.(1) Detto in parole povere un intervento chirurgico di appendicectomia avrà un valore economico certamente inferiore di un trapianto cardiaco. Continued…
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– 2 Aprile 2024
Nelle ferrovie francesi il clima sindacale è rovente e si susseguono le mobilitazioni. Questo articolo di G. Soriano (dal n. 6 /marzo 2024 di “Collegamenti”) ci delinea il quadro della situazione.
Per i viaggiatori che stavano per partire in vacanza verso le stazioni sciistiche delle Alpi (1) è stata una sorpresa sgradevole, ma la direzione della SNCF ed i sindacati del settore erano al corrente.
Tra il 16 ed il 18 febbraio di quest’anno circa 150 000 viaggiatori sono rimasti senza treno o hanno dovuto arrangiarsi trovando un altro mezzo di trasporto: Blablacar, autonoleggi, autobus, Trenitalia (+ 8%), si sono sfregate le mani. Non solo si è arrivati alle 200 000 persone appiedate del Natale 2022, ma la scossa è stata forte.
Si trattava infatti dell’inizio delle vacanze invernali per le scuole della zona di Parigi e Tolosa e di ritorno per altre zone. Ovviamente i media hanno parlato di “viaggiatori presi in ostaggio”, come fanno di solito in queste occasioni, il ministro dei trasporti ha dichiarato che pensava seriamente a mettre a punto una (ennesima) legge che dovrebbe regolare il diritto di sciopero, e l’Italia è stata portata in palma di mano come esempio da seguire.
In occasione degli scioperi dei treni – e dei controllori in particolare – ci sono degli utenti che hanno sempre un’ottima idea: lo sciopero della gratuità. Ovvero i controllori vanno a lavorare, ma non controllano i biglietti. Ma c’è un problema, anzi due: il primo luogo, la cosa è illegale ed esporrebbe i controllori ad un intervento della repressione, dato che se sei pagato devi eseguire il lavoro per cui ti pagano; in secondo luogo, c’è un problema di sicurezza: se un certo numero di treni venisse soppresso, i viaggiatori si precipiterebbero sui treni che funzionano gratis, ma questo produrrebbe un sovraccarico delle vetture con conseguenze imprevedibili e per evitare incidenti i treni non potrebbero partire. Continued…
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– 2 Aprile 2024
Umberto Ottone (“Collegamenti”, n 6/2024) Una riflessione sullo stato del mondo del lavoro oggi e sulla condizione attuale del sindacalismo tradizionale e di base potrebbe partire da una microstoria, quella di una piccola organizzazione sindacale nata a livello locale (nella città di Pinerolo) nel 1995 e dopo pochi anni associatasi alla CUB, una storia raccontata nel libro di Luca Perrone, Abbiamo fatto un sindacato – Enrico Lanza: una vita dalla parte dei lavoratori, edito da DeriveApprodi nell’aprile 2022.
Come spiegare la tenuta dei sindacati confederali, che tra gli anni Ottanta e Novanta parevano sulla strada del declino? Non si può ragionare sulla tenuta del sindacalismo concertativo prescindendo dalla vertenza del 1980 alla Fiat, e dalle vicende che hanno caratterizzato gli anni Ottanta, fino agli accordi del 1992-93 sulla scala mobile, un decennio che segna una vera e propria cesura tra un prima e un dopo, un periodo di lotte e di conquiste operaie ed un successivo periodo di perdite di salario e diritti.
A partire dagli anni Ottanta i rapporti di forza tra Capitale e Lavoro mutano sempre più a favore del Capitale, è quella che Gallino definisce la “reconquista” del capitalismo, la “lotta di classe dall’alto” condotta con le armi della finanziarizzazione, delle delocalizzazioni e della disvalorizzazione del lavoro. Continued…
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– 1 Aprile 2024
Una riflessione sul sindacalismo di base, sul suo ruolo, prospettive e frammentazione è oggi sempre più necessaria.
Questo articolo di Federico Giusti (“Collegamenti” n. 6/2024) affronta i principali problemi sul tappeto
Per quanto mi riguarda sarebbe arrivato il momento di fare i conti con la esperienza storica del sindacalismo di base a partire dalla sua devastante frammentazione.
Rispetto a 20 anni fa non sono chiare agli occhi della forza lavoro le differenze sostanziali tra le varie sigle del sindacalismo di base e dopo 30 anni di controriforme è cresciuto il senso di sfiducia verso il sindacato tout court.
L’adesione ai sindacati di base è legata non a ragioni di carattere politico ma al lavoro svolto dalle realtà, nei singoli settori, ad esempio possiamo asserire che la sottoscrizione dei contratti nazionali da parte di Usb abbia in qualche modo favorito la loro presenza dentro il comparto pubblico con il risultato, non certo esaltante, di appiattirsi sulle logiche meritocratiche, sulla idolatria della produttività accettando l’impianto complessivo dei contratti stessi. Quanti hanno sottoscritto i contratti nazionali ottenendo la rappresentatività, vale per Usb come per la galassia degli autonomi, vi risulta siano riusciti a mettere in discussione la performance, le disuguaglianze salariali e normative all’interno dei comparti pubblici?
E la firma di certi contratti possiamo considerarla ancora tecnica o invece la presa d’atto che senza sottoscrizione non hai agibilità sindacale e quindi vieni relegato in un angolo, dominando nei luoghi di lavoro pratiche subalterne alle parti datoriali a mero discapito del conflitto? Continued…
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– 31 Marzo 2024
Nel 1929 l’anarchico Camillo Berneri pubblica questo articolo estremamente lucido sull’emigrazione ebraica in Palestina, il sionismo, i problemi di relazione tra immigrati ebrei e popolazione palestinese e l’imperialismo inglese. Lo riprendiamo dal n. 6 / marzo 2024 di “Collegamenti”. Nello stesso numero un necessario inquadramento storico scritto da Gianni Carrozza.
Lasciamo in pace il <<muro del pianto>>. Non è che lo sfondo del quadro. Simbolicamente lo si può considerare il centro della tragedia, storicamente non lo è. Al muro di Salomone, che giuridicamente appartiene agli Arabi, ogni venerdì, da dieci anni, andavano liberamente gli ebrei a piangere la disperazione e le sventure della loro razza. Contro l’elemento ebraico ortodosso il furore arabo non ha mai infierito. Gli arabi sono tolleranti, in religione da buoni maomettani. Il << fanatismo>> loro lo si spiega con dati demografici più che con reminescenze storiche e dilettantismi psicologici. La rivolta araba è stata, per contingenze, anti-ebraica; per natura, semplicemente xenofoba.
Ho sotto gli occhi due interviste: l’una del Dottor Weizmann, presidente dell’organizzazione sionista universale, l’altra di Amein Hussein capo religioso degli arabi di Palestina. Il primo dichiara necessario: che gli Arabi capiscano che l’Inghilterra non vuole mutare affatto la propria politica di protezione del sionismo; che è necessario facilitare l’immigrazione ebraica in misure le più grandi possibili. Il secondo riconferma che il governo attuale della Palestina è contrario, nella costituzione e nella politica sue, agli Arabi; richiede l’adozione di una forma di governo democratico, nel quale siano rappresentati tutti gli abitanti di Palestina, in modo proporzionale, e l’abbandono della politica inglese a favore dello sviluppo di un <<centro nazionale ebraico>>, specie riguardo all’immigrazione. Continued…
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– 30 Marzo 2024
Sul n. 6/2024 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” riportiamo un (profetico ?) articolo di Camillo Berneri (1929) sul problema dell’emigrazione ebraica in Palestina e del rapporto già all’epoca sempre più difficile tra ebrei e palestinesi.
L’articolo è tanto più interessante in quanto è di epoca molto antecedente all’avvento del nazismo al potere in Germania, alla Shoah, alla proclamazione dello Stato d’Israele. Il testo è preceduto da questo necessario inquadramento storico di G. Carrozza.
La questione della Palestina ha radici secolari, al punto che Camillo Berneri – nel 1929 – scrive un articolo che potremmo definire chiaroveggente. Vediamone il contesto.
Quella degli Ebrei e quella del movimento anarchico sono storie che si incrociano in varie occasioni.
Gli Ebrei subiscono durante più di un millennio le persecuzioni ad opera della Chiesa di Roma. La Rivoluzione francese riconosce il loro diritto di essere rispettati come qualsiasi altro cittadino e di praticare liberamente la loro religione. Ma questi diritti vengono calpestati dalla Restaurazione, ancora per molto tempo ed in molto paesi, come la Russia zarista ed i paesi dell’Europa Orientale dove vengono utilizzati come capro espiatorio nei momenti di più acuta tensione politica e sociale. Continued…
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– 30 Marzo 2024
Dal n. 6/2024 di”Collegamenti” riportiamo questo articolo di Claudio Albertani. L’articolo, originariamente pubblicato su “La Jornada”, è stato tradotto da Clara Ferri
L’antisemitismo è il socialismo degli idioti
Auguste Bebel
Qualche giorno fa, durante una protesta davanti all’ambasciata israeliana di Città del Messico, qualcuno ha gridato degli slogan antisemiti. Era un provocatore ed è stato subito isolato. Tuttavia, la questione è delicata perché lo Stato sionista sta sfruttando l’innegabile recrudescenza dell’antisemitismo dopo l’invasione di Gaza per giustificare i propri crimini. Tale narrazione è legittimata da un fatto storico: gli ebrei sono stati vittime di uno dei più grandi massacri della storia, l’Olocausto (Shoah in ebraico), compiuto dai nazisti nel corso della Seconda guerra mondiale. Ciò giustificherebbe il fatto che i sopravvissuti si siano rifugiati in Palestina, una regione che in teoria apparterrebbe loro per ragioni storiche e teologiche.
È qui che inizia il groviglio, perché il problema di Israele è duplice: non solo il suo attuale governo è impresentabile, ma anche la sua legittimità storica è discutibile. Secondo Netanyahu, i palestinesi sarebbero un gruppetto di persone senza storia che perseguitano gli ebrei proprio come facevano i nazisti. In queste condizioni, Israele non avrebbe altra scelta che difendersi, se necessario, con una forza spropositata. E naturalmente tutti noi che ci opponiamo saremmo antisemiti o, per essere più precisi, antiebraici. Continued…
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– 30 Marzo 2024
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