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Fine della megamacchina, un libro di Fabian Scheidler

Dal n. 7 di “Collegamenti” (autunno 2024) riportiamo questa recensione di Sébastien NAVARRO al libro di Fabian Scheidler, “La fine della megamacchina. Storia di una civiltà sull’orlo del collasso”. Trad: Gaia D’Elia, Castelvecchi, 2024, 396 p., brossura, EAN: 9788868266622

l’edizione originale francese

Ricordo di aver sfogliato le pagine con le mani umide, il terrore, l’impossibilità di prendere la vera misura di ciò che stavo leggendo. Quanti anni ho? Forse venti. È tardi per aprirsi alla politica ma vengo da un ambiente in cui mi è stato trasmesso ben poco. La mia “presa di coscienza” avviene quando sono oramai un giovane adulto. Ho ingoiato chilometri di letture, sperando di recuperare un arretrato che non recupererò mai. Ho letto Le vene aperte dell’America Latina di Eduardo Galeano (1940-2015) e non ricordo come questo libro sia finito nelle mie mani. Quello che so è che leggerlo mi toglie il fiato. L’entità dei massacri e dei saccheggi nel continente sudamericano è così vasta da stordirmi. “La storia è un profeta che guarda all’indietro: partendo da ciò che è stato e in opposizione a ciò che è stato, annuncia ciò che accadrà”, scrive Galeano. Pochi paragrafi dopo, l’uruguaiano riassume un lungo continuum storico: “I conquistadores sulle loro caravelle e i tecnocrati in jet, Hernán Cortés e i marines nordamericani, i corregidores del regno e le missioni del Fondo Monetario Internazionale, i mercanti di schiavi con i profitti della General Motors”. Continued…

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Giovanni Corvi, l’operaio che vendicò Matteotti

Dal n. 7/autunno 2024 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” riportiamo questa ricostruzione storica di Marco Rossi

Ci sono donne e uomini che appaiono fuori dalla storia, nonostante che le loro scelte e la loro stessa vita siano state radicalmente dentro e contro l’ineluttabilità della storia. Sovente il loro essere senza-storia coincide con l’essere stati degli o delle “irregolari”. Una di queste ombre ha nome Giovanni Corvi

e il 12 settembre 1924 – anno terzo dell’Era fascista – uscendo dall’anonimato, salì alle cronache nazionali:

“L’on. Armando Casalini, deputato fascista della circoscrizione lombarda, ex repubblicano, attualmente vicepresidente generale della Federazione delle corporazioni sindacali fasciste, è stato ucciso stamane a revolverate in un tram su viale Giulio Cesare [a Roma]. L’uccisore è stato arrestato e identificato per l’operaio Giovanni Corvi, un esaltato.”

La stampa s’era infatti affrettata ad escludere la matrice politica dell’omicidio, sostenendo che l’attentatore «non risulta sia mai stato né anarchico né comunista né socialista»1. Soltanto l’organo del Partito fascista, «Il Popolo d’Italia», il 13 settembre non esitò a riferire in prima pagina che l’omicida aveva in tasca alcune fotografie di Matteotti e che «il Corvi è comunista iscritto al partito». In realtà, nella perquisizione personale non gli era stata trovata alcuna tessera e neppure in fase processuale emerse documento o prova che confermasse tale adesione; così come cadde subito l’ipotesi di un complotto, peraltro costata l’arresto per tre operai, suoi colleghi di lavoro, poi risultati estranei all’attentato2. Continued…

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Sindacalismo nazionale

dal n. 7 (autunno 2024) di “Collegamenti” appena pubblicato riportiamo queste riflessioni di Amilcare Polesano sul ruolo dei sindacati e sulla loro tendenza a perdere di vista gli interessi di classe e una corretta prospettiva internazionalista.

La storia degli ultimi decenni è stata caratterizzata dal declino della capacità dei lavoratori di unirsi e di lottare per i propri interessi economici. Questa situazione è il risultato di un processo le cui premesse vanno fatte risalire assai addietro nella storia del secolo scorso, anche se lo sbocco di una pressoché totale eclissi del movimento operaio è diventato evidente soltanto di recente.

Questo progressivo arretramento della classe lavoratrice nel suo complesso porta con sé conseguenze politiche rilevanti e vistose. I lavoratori non sanno più riconoscersi nei partiti della sinistra istituzionale, la quale ha perduto da tempo ogni velleità “riformista” per caratterizzarsi come area liberale dello schieramento politico borghese.

D’altronde sarebbe difficile per chi deve fare i conti con un salario di sussistenza, con la crescente precarietà del posto di lavoro, con l’allungamento della vita lavorativa e, infine, con il degradarsi dello stato sociale, cercare un riferimento politico in quei partiti così sensibili ai richiami delle compatibilità del sistema capitalistico in tempi di crisi economica cronica. Continued…

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Lavoratori-vagabondi, i bottai di Canelli in un libro di Giuliano Giovine

Dal n. 7 di “Collegamenti” (autunno 2024) riportiamo questa recensione di Diego Giachetti al libro di Giuliano Giovine “Re dei lavoratori e re dei vagabondi. I bottai di Canelli e dell’Astigiano (1890-1945)”, Impressioni grafiche, 2023

Oggetto del lavoro di ricerca di Giuliano Giovine sono i lavoratori-bottai e il ruolo importante che ebbero tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento nell’ambito della produzione enologica italiana e piemontese, con particolare riferimento al comune di Canelli dell’Astigiano. Territorio protagonista di un eccezionale flusso di esportazione di vino nel mercato nazionale, europeo e verso le Americhe mediante le botti fabbricate in appositi stabilimenti, una decina dei quali a Canelli, da operai altamente qualificati, gelosamente custodi dei “segreti” del proprio mestiere che sfruttarono a proprio vantaggio le favorevoli condizioni offerte dalle richieste del mercato. Continued…

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L’intelligenza artificiale. Problemi e prospettive. Ne parliamo con Stefano Borroni Barale

Dal n. 7 (autunno 2024) di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” riportiamo queste riflessioni di Stefano Borroni Barale sull’Intelligenza artificiale.

“L’Ai attuale è una grande operazione ideologica e di marketing,

confezionata per aumentare il controllo delle persone

e restringere il margine di libertà digitale” (1)

L’Intelligenza artificiale (Ai) è un tema oggi talmente di moda che persino il papa ha ritenuto indispensabile dire la sua sull’argomento. Un utile strumento per orientarsi in questo profluvio di notizie, in genere sensazionalistiche e spesso fuorvianti, è fornito dal libro recentemente pubblicato di Stefano Borroni Barale, “L’intelligenza inesistente. Un approccio conviviale all’intelligenza artificale”, Altreconomia, 2023. Un agile saggio divulgativo alla portata anche del lettore meno esperto.

Il titolo “L’intelligenza inesistente” rimanda esplicitamente ad Agilulfo il “cavaliere inesistente” creato da Italo Calvino, un paladino che pur “non esistendo” riesce comunque a combattere valorosamente al servizio di Carlomagno (“Bé, per essere uno che non esiste, siete in gamba !” sbotta a un certo punto l’imperatore).

Più precisamente per l’autore – a differenza di quanto sostengono i millantatori – non esiste oggi (né è alle viste) una Ai “forte” in grado di pensare come un essere umano ma solo un’Ai “debole” in grado di “simulare” alcuni aspetti del pensiero umano. Una Ai che funziona solo grazie al lavoro costante di un vasto proletariato digitale, invisibile e malpagato (i cosiddetti “turchi meccanici” o “turker”). (2)

“Collegamenti” ha posto alcune domande all’autore. (3)

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SCUOLA: LA PRIMA CAMPANELLA

Dal n. 7 (autunno 2024) di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” riportiamo questo report sui problemi della scuola italiana all’inizio del nuovo anno scolastico scritto da Alina Rosini

Estate luciferina questa che sta terminando, caratterizzata da pesanti azioni perpetrate dal governo volte alla demolizione della scuola pubblica.

Alla fine di giugno il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha festeggiato la nascita della Fondazione della Scuola, un ente finanziato da privati quali Leonardo s.p.a., una delle aziende leader mondiali per la produzione di armi, UniCredit, Banco BPM, Enel Italia S.p.A, e Autostrade per l’Italia, che nei prossimi 5 anni dovrà reperire 50 milioni di euro da destinare al finanziamento della scuola ormai sempre meno statale.

L’accordo è stato subito siglato. In cambio, i gruppi finanziari utilizzeranno la scuola per la formazione delle figure professionali a loro uso e consumo, arrivando anche a inserire “gli esperti”, i loro esperti, perché ormai il ruolo docente è sempre più quello dell’intrattenitore e/o facilitatore.

Le competenze hanno sostituito i saperi, ormai finalizzati alle crocette, e i discenti sono sempre più privati della capacità di critica e di lettura globale degli eventi. Continued…

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Intervista a Tech Worker Coalition

Dal n. 7 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” (autunno 2024) riportiamo questa intervista a TWC Italia a cura di MDA

Tech Workers Coalition è un’organizzazione che si rivolge a lavoratori e lavoratrici che operano nel settore delle tecnologie digitali (intesi in senso lato: programmatrici, rider, magazzinieri, ingegneri, sistemiste, grafici, copywriter, personale di servizio e di cucina), nata a San Francisco nel 2014 a seguito di uno sciopero congiunto di programmatori e personale di servizio per far assumere il personale della mensa di Google a tempo indeterminato, ha in seguito aperto sedi in vari Paesi tra cui l’Italia.

“Collegamenti” ha rivolto alcune domande al gruppo degli organizzatori di TWC Italia. Continued…

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L’ORGANIZZAZIONE SPONTANEA DEI LAVORATORI NEGLI STATI UNITI

Un aggiornamento sulla situazione del movimento operaio USA in una ampia ricostruzione di Ezio Boero. Dal n. 7/autunno 2024 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” .

Dopo anni di stagnazione dei salari, aumento dei ritmi e delle differenze contrattuali per i neoassunti e diminuzione della sicurezza del e sul lavoro, un “nuovo inizio” del movimento dei lavoratori statunitense è collocabile nell’anno 2021, durante il quale sono avvenuti due fatti collegati tra loro: la pandemia Covid e il Grande abbandono del lavoro (The Great Resignation). La perdurante insoddisfazione per il lavoro salariato, caratterizzato da retribuzioni, insufficienti ad affrontare il costo della vita, e da controlli asfissianti della prestazione, hanno indotto un esodo di massa, in gran parte maturato individualmente, ma anche condiviso pubblicamente in rete. Esso ha coinvolto nel 2021 ben 47 milioni di lavoratori, soprattutto nei settori della distribuzione, della sanità e dell’istruzione. Una sorta di sciopero generale, termine peraltro del tutto atipico negli USA.

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Contrattazione: salari, welfare e profitti in tempi d’inflazione

Riportiamo dal n. 7 (autunno 2024) di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” questo articolo di Renato Strumia

La ripresa post-Covid e la guerra in Ucraina (febbraio 2022) hanno causato una generale impennata dei prezzi e una ripresa dell’inflazione, che nei 7 anni precedenti erano state drasticamente contenute. La reazione delle banche centrali è stata quella del rialzo dei tassi, come se l’inflazione fosse dipesa da una esplosione salariale connessa ad un risveglio del conflitto industriale. Invece si trattava e si tratta di un incremento dei prezzi dovuto principalmente alle strozzature dell’offerta di materie prime e semilavorati, dell’embargo energetico autoinflitto all’Europa con le sanzioni alla Russia e, soprattutto, di inflazione da profitti (che secondo studi autorevoli, inclusi quelli di Bankitalia, ha inciso per il 70% sull’ammontare complessivo dei rincari).

L’ultima coda dei rialzi, se vogliamo metterla in questo modo, può essere attribuita al conflitto in Medio Oriente, che con il bombardamento degli Houti sulle navi in transito nel Canale di Suez, ha fatto decollare i prezzi di noli e coperture assicurative sui carichi, nonché l’allungamento dei tragitti e maggiori costi di chi sceglie di circumnavigare l’Africa, per evitare i rischi di droni e missili, scagliati per vendicare le stragi israeliane a Gaza.

In ogni caso la parabola dell’inflazione sta calando e sembra in procinto di tornare a livelli più normali, convergendo, seppure gradualmente, verso gli obiettivi delle autorità monetarie (per la Bce, il 2% l’anno). In vista dell’obbiettivo, considerati anche i segnali di rallentamento piuttosto consistenti provenienti dall’”economia reale”, Fed, Bce e Bank of England sembrano orientate ad abbassare i tassi d’interesse, sia in quel che resta del 2024, sia nel 2025. Solo la Bank of Japan sta alzando i tassi, ma parte da livelli quasi a zero e punta solo a rafforzare la propria valuta, anche in funzione anti-speculativa (si pensi all’uso di indebitarsi in yen, per investire in attività più redditizie, e poi rientrare dalle posizioni non appena la moneta torna a rafforzarsi). Giochino che ha portato alla precipitosa chiusura delle posizioni a inizio agosto, con un crollo azionario giornaliero del 10%, subito recuperato nelle sedute successive.

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Una economia di guerra ?

Dal n. 7 di “Collegamenti” (autunno 2024) riportiamo questo articolo di Visconte Grisi

La tendenza verso una economia di guerra si configura a partire dalla pandemia di Covid 19. Qualunque sia stata l’origine del Covid 19, l’aspetto più sconvolgente era il linguaggio da tempo di guerra che era diventato subito virale nei mass media di regime. Espressioni da caserma come “siamo in prima linea sul fronte” o “omaggio agli eroi di guerra” sono state ripetute all’infinito, insieme al ritorno di una retorica patriottarda fuori tempo e agli inni nazionali sui balconi, anche questi durati poco, di fronte al precipitare della situazione sanitaria. Le strade deserte hanno reso l’idea di una situazione di coprifuoco che, fino ad un certo punto, ha finito per oscurare i termini scientifici dell’evoluzione della pandemia e delle possibili soluzioni di prevenzione e terapia. L’inserimento di queste misure si situavano entro una cornice che richiamava la simulazione di una situazione di guerra.

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