
Riportiamo il sommario del n. 9 della rivista (per copie cartacee scrivere a collegamentiwobbly@gmail.com , i singoli articoli sono stati via via pubblicati sul blog)
Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe n. 9 (Primavera 2025) copia in pdf scaricabile
SCENARI
Una MAGA sostiene la deregulation di Trump, Visconte Grisi
Salari, contratti, lavoro: la prima linea del fronte, Renato Strumia
Verso il regime a colpi di decreti sicurezza, Mauro De Agostini
INCHIESTA
Rider: a che punto è la notte ?, Mauro De Agostini
INTERNAZIONALE
La situazione negli Stati Uniti, Larry
Il caffe’ puo’ essere dolce: la sindacalizzazione nelle caffetterie Starbucks degli Stati Uniti, Ezio Boero
La Serbia in movimento, intervista a Jean-Arnault Dérens
HENRI SIMON: un riferimento importante
Henri Simon, scheda biografica dal “Maitron”
Quarant’anni di divergenze nella vicinanza, Gianni e Nicole
Henri Simon e “Collegamenti”, Cosimo
RECENSIONI
Il “caso” del giovane Victor Serge, Diego Giachetti
Dietro le quinte della rivoluzione spagnola, Diego Giachetti
Anarcosindalismo in Germania (1892-1933), Mauro De Agostini
Dal n. 9 di
Il triennio che abbiamo alle spalle (2022-2024) è stato particolarmente impegnativo sul fronte sociale. Abbiamo subito un pesante ritorno di inflazione “da costi”, causata dal rincaro dei prezzi delle materie prime e dell’energia, conseguente al conflitto Russia-Ucraina. Su questa base si è innestata una ulteriore inflazione “da profitti”, generata dalla tendenza delle imprese ad aumentare i propri margini in misura più che proporzionale rispetto agli aumenti dei beni intermedi, oppure semplicemente approfittare della generale confusione per alzare il costo dei servizi prestati.
La Serbia sta vivendo attualmente il più grande movimento sociale della sua storia recente, o almeno dalla caduta di Milosevic nell’ottobre 2000. È iniziato in modo quasi aneddotico, in reazione al crollo, il 1° novembre, della tettoia esterna della stazione ferroviaria di Novi Sad, la principale città del sud del Paese, che ha causato la morte di quindici persone. Questo disastro è stato subito percepito dalla popolazione locale come un simbolo della corruzione generalizzata delle autorità serbe, poiché la stazione, situata sulla linea ad alta velocità che dovrà collegare Belgrado a Budapest, era stata appena rifatta dalla società cinese che sta costruendo la linea, e quindi c’erano state delle malversazioni nell’appalto. Gli abitanti si sono subito mobilitati per denunciare la corruzione. Dopo le prime manifestazioni a Novi Sad nel mese di novembre, il movimento si è esteso ad alcune università e scuole superiori di Belgrado nelle settimane successive. Le violenze commesse da individui anonimi, senza dubbio sbirri del governo, hanno radicalizzato il movimento, spingendo altri studenti a muoversi, e dall’inizio di dicembre decine di facoltà e istituti superiori erano occupati – oggi sono circa una sessantina.
1) Gli Stati Uniti stanno vivendo una grande
Stavamo già impaginando questo numero di “Collegamenti”
Tanto per cominciare la richiesta alle nazioni europee di aumento delle spese militari in ambito NATO era già stata fatta ai tempi della prima presidenza Trump, anzi ancora prima nel 2014 quando presidente era Obama. In tempi più recenti gli Stati Uniti, con la presidenza Biden, hanno approfittato dello scoppio della guerra in Ucraina per scaricare sugli “alleati” europei non solo i costi della guerra ma anche quelli delle forniture energetiche. Basta solo ricordare il sabotaggio del gasdotto Nord Stream, che trasportava il gas proveniente dalla Russia alla Germania, costringendo le nazioni europee a importare lo shale gas prodotto, soprattutto negli USA, con la tecnica del fracking che ha costi di produzione più elevati rispetto ai concorrenti , oltre a provocare enormi danni ambientali. Inoltre lo shale gas viene commercializzato in forma liquida, il che comporta ulteriori costi e problemi di logistica rispetto ai gasdotti e richiede la costruzione di rigassificatori. Conseguenza immediata di questo aumento dei costi energetici è stata la crisi del settore dell’automotive: in Germania la Volkswagen ha annunciato la chiusura di tre stabilimenti e una riduzione della capacità produttiva di oltre 700mila veicoli che comporterà il licenziamento di 35mila operai. In Italia Stellantis minaccia il licenziamento di 250 lavoratori alla Mirafiori di Torino invocando naturalmente nuovi ammortizzatori sociali da parte dello stato.


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