Skip to content


Henri Simon e “Collegamenti”

Dal n. 9/Primavera 2025 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” riportiamo questo contributo di Cosimo. La sezione su Henri Simon è completata dall’articolo di Gianni e Nicole “Quarant’anni di divergenze nella vicinanza” e dalla scheda che gli dedica il “Maitron. Dictionnaire biographique, mouvement ouvrier, mouvement social”

Per comprendere la relazione del milieu del quale facevo parte nei primi anni ’70 e in particolare la mia con Henri e con il gruppo di Échanges et mouvement, è opportuno fare una breve premessa sul mio/nostro approccio a questa relazione.

L’Italia in quegli anni vive una situazione per molti versi particolare. Dopo uno straordinario ciclo di lotte operaie soprattutto ma non solo nell’autunno del 1969 (1) il paese vive un decennio che, non a caso, è stato definito il “maggio rampante”, caratterizzato da una grande vivacità del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, da un massiccio movimento di occupazioni delle case, dalla radicalizzazione di settori sociali in precedenza poco vivaci.

In questo contesto si sviluppa una fitta rete di collettivi di fabbrica, di azienda, di territorio non riconducibile all’egemonia dei gruppi della cosiddetta nuova sinistra e della sinistra sindacale che comunque hanno una forte crescita e raccolgono settori di lavoratrici e lavoratori combattivi.

Sarà questo milieu quello che verrà definito “area dell’autonomia”, un universo non omogeneo politicamente ma che si caratterizza per una critica radicale all’apparato sindacale e agli stessi gruppi più istituzionali della nuova sinistra.

È all’interno dell’area dell’autonomia, un mondo dai confini non proprio precisi, che si trovarono a operare compagni e compagne spesso di formazione libertaria che, per un verso, non si riconoscevano nel tradizionale movimento anarchico percepito come ideologico e incapace di cogliere i caratteri nuovi e radicali delle lotte in corso e, per l’altro, nelle componenti neoleniniste presenti nella stessa area dell’autonomia.

In quegli stessi anni vennero pubblicati testi di autori che, per semplificare, possiamo definire come consiliari e comunque sul movimento dei consigli in particolare in Germania. La lettura di questi testi e l’interesse che suscitarono favorirono il formarsi di un milieu che si può definire come anarcoconsiliare (2).

A distanza di diversi decenni si può ritenere che il nostro “consiliarismo” era per molti versi ingenuo e che non coglievamo appieno la complessità delle vicende storiche nel corso delle quali si era data l’esperienza dei consigli operai.

Ai fini di questa breve ricostruzione, è sufficiente ricordare che funzionò come spazio politico e teorico che permetteva il superamento della tradizionale batracomiomachia fra “marxisti” e “anarchici” e offriva ai molti compagni e alle molte compagne che si avvicinavano a noi, non sulla base di precedenti appartenenze, una proposta che ci pareva forte, l’autogoverno dei produttori associati e un’opzione classista radicale antiburocratica non solo perché antiautoritaria ma proprio perché classista.

È a partire da questa scelta che nasce il nostro rapporto con Henri Simon di cui vi è traccia sul bollettino ciclostilato del CCRAP (Centro Comunista di Ricerca sull’Autonomia Proletaria) “Collegamenti” (3).

Di Henri ci colpivano, prima ancora che lo conoscessimo direttamente, il rigore e la chiarezza nell’esposizione e la condivisibilità di molte delle sue affermazioni. Va però detto che, nonostante questo rigore e questa chiarezza, noi interpretammo quanto affermava attraverso i nostri criteri di lettura e che solo col tempo comprendemmo meglio il suo punto di vista.

In buona sostanza noi ci pensavamo ovviamente non come un’avanguardia politica portatrice della coscienza di classe nella logica giacobino/leninista ma come minoranza agente all’interno della classe e ci percepivamo di conseguenza come una tendenza interna agli organismi autonomi di fabbrica e di territorio allora ancora molto attivi (4).

Del lavoro di Henri ci appassionava l’attenzione all’effettivo svilupparsi del conflitto fra le classi al di fuori di schemi soggettivisti e avanguardisti mentre divergevamo quantomeno per quel che riguarda la relazione fra soggettività rivoluzionaria organizzata, che lui considerava ineffettuale e basata sull’illusione di giocare un ruolo, e movimenti.

Mi ha comunque fatto sorridere il fatto che ho letto in un testo di Henri il ricordo che nel milieu di Socialisme ou Barbarie lui ed altri erano accusati di essere della tendenza di Amsterdam a causa dei loro rapporti con Cajo Brendel, un compagno olandese anch’egli comunista dei consigli, mentre, in particolare a Milano, noi eravamo accusati di essere affetti da mal francese in ragione dei nostri rapporti con Henri.

In ogni caso quella con Henri non è stata solo, ed è un bene che sia stato così, una relazione basata solo sulla discussione teorica. Senza nulla togliere all’importanza della teoria e all’utilità del confronto è stato anche un incontro coinvolgente, un’occasione di conoscere una persona che veniva da una generazione politica precedente alla nostra e che ci ha incontrato quando eravamo ventenni o poco più che ventenni mentre lui aveva già alle spalle oltre un ventennio di militanza e ci ha comunicato senza arroganza o presunzione un’esperienza seria e importante. In altri termini, per noi Henri è stato il ponte fra la nostra esperienza militante e l’esperienza dei piccoli ma importanti gruppi radicali degli anni ’50 che, come è il caso di Socialisme ou Barbarie ma non solo, hanno dato l’avvio a una critica razionale e scientificamente fondata del punto di vista dominante nel movimento operaio e, nello stesso tempo, del dominio del capitale.

NOTE

  1. Preceduto e accompagnato da mobilitazioni operaie e da vere e proprie rivolte sociali oltre che da un importante movimento degli studenti nel 1968 e negli anni seguenti.

  1. Senza alcuna pretesa di completezza ne cito alcuni:

Benno Sarel “La classe operaia nella Germania Est.” Torino, Einaudi, 1959

Daniel Mothé “Diario di un operaio, 1956-1959.” Einaudi, Torino, 1960

Paul Cardan “Capitalismo moderno e rivoluzione” a cura del Circolo Rosa Luxemburg, Genova gennaio 1968, rieditato nel gennaio 1969 Editore: ED.912 Milano gennaio 1969

Socialisme ou barbarie. “Antologia critica. Le radici storiche della nuova sinistra” Guanda, 1969

Anton Pannekoek “Organizzazione rivoluzionaria e consigli operai” Feltrinelli 1969

Karl Korsch “Consigli di fabbrica e socializzazione.” Laterza 1969

Karl Korsch “Marxismo e filosofia” Sugar Editore 1970

Karl Korsch “Il Materialismo Storico” Laterza 1971

Paul Mattick “Marx e Keynes: i limiti dell’economia mista” De Donato, 1972

  1. Su “Collegamenti” pubblicammo, (anche in questo caso non ho alcuna pretesa di completezza):

n. 1 novembre 1973 “Economia e autogestione” da Informations Correspondance Ouvrières (ICO) n. 97/98 sett/ott 1970

n. 3 maggio “Note in margine a ICO” Henri Simon

n. 4 giugno “L’evoluzione delle classi in Francia” Henri Simon

n. 5 dicembre “Il nuovo movimento” Henri Simon

(4) Anche se nel corso degli anni ’70, per svariate ragioni che non vi è qui il tempo di trattare, questi organismi tesero a declinare.

Posted in Movimento operaio, Storia.

Tagged with , .


No Responses (yet)

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.



Some HTML is OK

or, reply to this post via trackback.