Dal n. 7 di “Collegamenti” (autunno 2024) riportiamo questa recensione di Diego Giachetti al libro di Giuliano Giovine “Re dei lavoratori e re dei vagabondi. I bottai di Canelli e dell’Astigiano (1890-1945)”, Impressioni grafiche, 2023
Oggetto del lavoro di ricerca di Giuliano Giovine sono i lavoratori-bottai e il ruolo importante che ebbero tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento nell’ambito della produzione enologica italiana e piemontese, con particolare riferimento al comune di Canelli dell’Astigiano. Territorio protagonista di un eccezionale flusso di esportazione di vino nel mercato nazionale, europeo e verso le Americhe mediante le botti fabbricate in appositi stabilimenti, una decina dei quali a Canelli, da operai altamente qualificati, gelosamente custodi dei “segreti” del proprio mestiere che sfruttarono a proprio vantaggio le favorevoli condizioni offerte dalle richieste del mercato.
Organizzati e ideologicamente orientati dal nascente Partito Socialista e dal parallelo movimento anarchico, essi furono protagonisti di lotte, rivendicazioni salariali e conquiste sindacali.
Nel libro l’autore, reduce da un’attenta lettura di fonti archivistiche e dei periodici locali, ricostruisce questa pagina di storia del movimento operaio integrandola con un’estesa e dettagliata raccolta di testimonianze orali raccolte tra il 1983 e il 1985, perlopiù di ex bottai di Canelli. In una di queste si cela l’origine del titolo del libro. Il bottaio sostiene il testimone, coniugando una felice antitesi, era contemporaneamente il re dei lavoratori e il re dei vagabondi, cogliendo l’essenza e il costume della categoria stessa, nella quale convivevano produttività e socialità gaudente. Cottimo con merende, virtù con vizi, come la consuetudine di ridurre la settimana lavorativa, riservando al tempo libero, oltre la domenica, il lunedì e il martedì, giorni consacrati al divertimento: mangiate e bevute, giri delle osterie, baldorie, giochi delle bocce. Giorni di non lavoro recuperati produttivamente con l’intensificazione del lavoro nei quattro rimanenti per fare «patta», ricordava un ex bottaio. Il lavoro a cottimo consentiva loro guadagni superiori rispetto agli altri lavoratori ed era l’indicatore dell’elevato livello di saper fare, di un mestiere che attribuiva prestigio e status anche ai familiari.
Grazie alle testimonianze raccolte l’autore ha ricostruito le condizioni produttive e riproduttive della forza lavoro in un susseguirsi di paragrafi che trattano dell’apprendistato e dei garzoni, del mestiere del bottaio, delle varie fasi di lavorazione per costruire i fusti e gli strumenti di lavoro usati, nella stragrande maggioranza dei casi di proprietà del lavoratore. Il tutto arricchito da una preziosa ricostruzione fotografica che consente di visualizzare prodotti e cose oltre il limite dato dalla sola parola.
Questo mondo lavorativo è inserito e contestualizzato nel suo periodo storico. E’ ricostruita con dovizia di analisi e di documentazione la struttura economico-sociale viticolare che caratterizza le Langhe, il Monferrato, l’Astigiano e le colline circostanti Canelli. Parallelamente allo sviluppo della viticoltura cresce l’industria della produzione dei tappi e dei fusti per l’esportazione dei vini. Si pongono le basi per la formazione di un movimento di lavoratori che comprende gli addetti all’industria e i contadini, coltivatori indipendenti. Si sviluppa in quel contesto l’iniziale propaganda socialista, parallela a quella anarchica. Si formano i primi dirigenti locali, i circoli socialisti, i giornali di propaganda, le cooperative, a cominciare da quella dei bottai, che affonda nella più lontana tradizione corporativa. Si sviluppano le lotte per miglioramenti salariali e per la diminuzione dell’orario di lavoro. Nel 1901 i bottai di Canelli strappano agli industriali un aumento del 25% sulle ore eccedenti l’orario ordinario di 10 ore, e un aumento dal 10 al 25% delle retribuzioni per il lavoro ordinario. Nel 1905 a Canelli le elezioni amministrative sono vinte, per la prima volta, da una lista unitaria di socialisti e contadini.
La “rettitudine” socialista rimprovera ai “gaudenti” bottai di trascurare la partecipazione al Circolo socialista, preferendo le passeggiate e l’osteria. Inizia la polemica antialcolica promossa dal Partito socialista contro il bere smodato e la frequentazione assidua delle osterie, luoghi di abbruttimento e di ignavia politica. Tuttavia, ricorda l’autore, tale polemica, non deve condurre alla sottovalutazione del ruolo che ebbero le osterie per il radicamento del nascente movimento socialista, il quale trovò sotto il profilo organizzativo e propagandistico, proprio in quei luoghi di socialità, i primi punti di riferimento e di appoggio diffusi sul territorio. Nella sola Canelli nel 1911 erano una trentina.
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