da “Collegamenti” n. 5, novembre 2023 un articolo di Ezio Boero sul lavoro minorile negli USA
Carlo Tresca e William “Big Bill” Haywood furono entrambi, per più lungo tempo il secondo, componenti degli Industrial Workers of the World (IWW), un’organizzazione di lavoratori (ben più di un Sindacato e ancor oggi esistente) nata nel 1905 e oggetto di repressione statale negli anni Venti e Cinquanta del secolo scorso. Tresca ricordò in un suo scritto la massiccia figura di Big Bill tenere un corso sui diritti dei lavoratori, attorniato da bambini, lavoratori anche loro. Accadde a Lawrence (nel Massachusetts), durante lo sciopero del 1912, quello dello slogan “Vogliamo il pane e anche le rose”. La città era la più grande manifattura tessile del mondo. Vi lavoravano in fabbrica metà degli abitanti: 40.000 operai di varie nazionalità, per la metà donne e bambini.
Già il programma dei Knights of Labour, uno dei primi Sindacati degli USA, nato attorno al 1870, voleva l’abolizione del lavoro minorile. Un loro volantino recitava: “Quando Gesù disse: – Lasciate che i pàrgoli vengano a me – non aveva una fabbrica dove intendeva metterli a lavorare per 40 centesimi al giorno”.
Le azioni antisindacali del padronato erano quasi sempre appoggiate dalla Corte Suprema (che ha negli USA il còmpito di verificare le leggi votate dal Parlamento e varate dal Presidente): nel 1916, ad esempio, essa cassò il Child Labor Act (il divieto di commercio tra gli Stati USA di prodotti di fabbriche con manodopera minorile).
“La più imponente crescita economica della storia umana”, ha scritto lo storico militante Howard Zinn, la produssero i sacrifici della manodopera maschile e femminile, nera gialla bianca, degli immigrati (ne giunsero quasi 10 milioni tra il 1880 e il 1900, che consentirono, loro malgrado, a tenere bassi i salari). Manodopera pagata con salari diversi a seconda del colore della pelle, del sesso, dell’origine nazionale, dell’età. In modo tale da “creare livelli distinti di oppressione per dare stabilità alla piramide della ricchezza”. Alla cui base c’era anche lo sfruttamento dei bambini: nel 1880 lavoravano più di un milione sotto i 16 anni; e due milioni nel 1910.
Negli anni del New Deal rooseveltiano, quando ancora due milioni di lavoratori avevano meno di 18 anni, fu votata l’abolizione del lavoro minorile: il Fair Labor Standards Act del 1938 fissò a 14 anni l’età minima per l’impiego nella maggior parte dei settori e limitò il numero di ore lavorative dei minori di 16 anni.
Questa normativa, che ancor oggi non vale per il settore agricolo, è stata allentata, soprattutto in questi ultimi anni, in almeno 10 Stati dell’Unione, governati dal Partito Repubblicano. I quali hanno riscritto, ad ulteriore ribasso, le norme a tutela del lavoro, su dettatura di potenti gruppi capitalistici che le aborrono in quanto “intrusioni nel libero mercato” (apprezzano invece le leggi quando sono sovvenzioni alle imprese) e vogliono utilizzare a piene mani il lavoro dei minori. Si è creata quindi una legislazione, contraddittoria e diversa tra Stato e Stato degli USA, che fa solo gli interessi padronali, dov’è assente un percorso certo e unitario verso una cittadinanza delle tutele e il diritto di organizzarsi collettivamente senza subire conseguenze.
Gli Stati Uniti hanno una lunga e triste storia di lavoro minorile. Dopo anni in cui sembrava in diminuzione, nell’ultimo decennio è notevolmente in crescita: il Dipartimento del Lavoro stima che dal 2018 sono aumentati del 69% i minori di età impiegati illegalmente dalle aziende e più di quattro milioni di bambini sono oggi sfruttati sul lavoro.
Molti di loro sono migranti. La povertà e la violenza che domina le società da cui provengono li fanno scavalcare, spesso da soli, la frontiera per finire alla mercé di intermediari e padroni come “forza-lavoro-fantasma”, impiegata soprattutto in attività che gli adulti spesso rifiutano e che i giovani statunitensi rifuggono. Molti bambini arrivano a richiesta delle aziende, pagando intermediari. In questo caso si tratta di una tratta umana “legalizzata” e conosciuta dagli organismi statali, che dovrebbero controllarne lo svolgimento. Ma, anche attraverso questa forma di assunzione al lavoro, migliaia di bambini, almeno un terzo, diventano presto irrintracciabili sul territorio appena passati negli USA.
Da decenni questa manodopera a buon mercato è attiva soprattutto nei lavori agricoli, nei quali si presume lavorino oggi 500.000 bambini. Molti di loro, dall’età di 8 anni e per più di 10 ore al giorno, raccolgono frutta e verdura a contatto con pesticidi e sotto il sole cocente. E pagano la loro attività con 100.000 incidenti sul lavoro di varia entità all’anno e un quinto degli infortuni mortali. Tutta la filiera dell’alimentazione (imprese che coltivano, confezionano, consegnano, cucinano, vendono e servono il cibo) si regge in maniera consistente su lavoro minorile, anche con forme considerate illegali ai sensi delle leggi vigenti negli USA.
Una recente inchiesta del New York Times, corredata di foto significative, evidenzia che negli ultimi due anni, più di 250.000 bambini sono entrati da soli negli Stati Uniti attraversando il confine meridionale, provenienti dagli Stati dell’America Centrale. Lavorano anche di notte, su macchinari pericolosi, in violazione delle leggi (i bambini di età inferiore ai 16 anni non dovrebbero lavorare per più di tre ore e nemmeno dopo le ore 19 nei giorni di scuola), senza pause per il pasto e senza pagamento degli straordinari. In molti casi lavorano in reparti isolati dove ogni coercizione è distante dall’osservazione esterna.
Non, dunque, solamente come braccianti o in piccole fabbriche ma, ad esempio, nel gigante della trasformazione alimentare HEARTHSIDE FOOD SOLUTIONS o per marchi di abbigliamento come Fruit of the Loom. Nel Michigan, i bambini producono anche ricambi per auto Ford e General Motors. In Alabama sono alla catena di montaggio di stabilimenti automobilistici.
Anche bambini che frequentano la scuola fanno lunghi turni di lavoro all’uscita dalle aule; il personale scolastico li vede arrivare al mattino logorati dalla fatica notturna e talvolta feriti dai macchinari o dalle sostanze che devono maneggiare.
Questi piccoli operai inviano alle loro famiglie i pochi soldi che restano dopo aver pagato gli intermediari e le spese del loro precario soggiorno. Spesso restano in giro poveri e disperati per i debiti da pagare ai loro sponsor (le aziende che li hanno “richiesti”) o alle organizzazioni, anche malavitose, che li hanno indirizzati all’occupazione lavorativa nel Paese. Disponibili ad accettare qualsiasi attività.
L’agenzia governativa che deve controllare il rispetto delle leggi del lavoro, la Wage and Hour Division (WHD), non solo si trova di fronte alle tradizionali difficoltà a identificare gli abusi e a reprimerli, visti i pericoli dei lavoratori a denunciarli e la disperata ricerca di lavoro in concorrenza con decine di altri: in parecchi fast food “è un tutti contro tutti” che permette l’assegnazione, anche ai minori, di lavori pericolosi. Spesso i lavoratori sono senza documenti o con carte false, pagate care ai trafficanti di persone. Inoltre, l’Agenzia è particolarmente sotto finanziata (800 addetti dovrebbero controllare 11 milioni di sedi di imprese a livello nazionale) ed è talvolta rimproverata dagli assistenti sociali di non intervenire con solerzia e celerità.
A febbraio, WHD ha multato con 1,5 milioni di dollari uno dei maggiori fornitori di servizi igienico-sanitari per la sicurezza alimentare del Paese, Packers Sanitation Services, di proprietà di Blackstone. la più grande società mondiale di investimenti per acquisizioni aziendali. In alcune sue sedi lavoravano di notte un centinaio di tredicenni, addetti alla pulizia (anche con l’utilizzo di sostanze chimiche ustionanti) di macchinari da mattatoio come le seghe a nastro per le carni.
Queste repressioni dei reati da parte della WHD non sono però molto diffuse e comunque le multe sono in genere risibili. Le aziende, se scoperte, “cadono dalle nuvole”: a causa delle sempre più diffuse internalizzazioni, subappalti, intermediazione di agenzie di personale: quando viene scoperto lavoro minorile, le imprese dichiarano candidamente di essere scioccate dalla presenza di bambini nei propri reparti, per poi liberarsi di ogni responsabilità dicendo: ‘Non sono nostri dipendenti'”.
Pesa anche la scarsa sindacalizzazione di settori come l’alimentare e l’agricolo.
L’impegno di chi ha a cuore i diritti collettivi dei lavoratori deve dunque far sì che l’ondata di nuova sindacalizzazione che gli Stati Uniti stanno attraversando negli ultimi anni arrivi anche in quei settori dove il mondo del lavoro sembra tornare alle condizioni di fine 800. E che siano introdotte leggi più cogenti e controllate nella loro applicazione.
La società statunitense (ovviamente non solo quella) si basa oggi su immense disparità di ricchezza e di possibilità di vivere degnamente. Anche negli USA milioni di bambini, almeno 1 minore su 6, vivono in famiglie sotto la soglia di povertà. Premono inoltre ai confini migliaia di persone che non trovano nei loro Paesi le possibilità di sottrarsi alla miseria. È in queste condizioni di necessità di lavorare sempre più al ribasso, che sono una manna per il padronato, che trova la sua origine anche l’indegnità del lavoro minorile. L’aspetto umano e sociale di questa terribile situazione, che è sempre più in aumento, è un problema centrale del movimento organizzato dei lavoratori, che deve farne un terreno prioritario di iniziativa affinché il lavoro sia sicuro e retribuito attraverso la contrattazione collettiva.
E i bambini possano frequentare la scuola da cittadini con tutti i diritti e non i campi, i mattatoi o le catene di montaggio come braccia da sfruttare.
Fonti:
– sito del Sindacato American Federation of Acherontea
– U.S. Department of Labor
– Timothy Noah, The Shocking, Sickening Reality of Child Labor in America, New Repubblic, 28.2.2023
– Hanna Dreyer, Alone and Exploited, Migrant Children Work Brutal Jobs Across the U.S., New York Times, 25.2.2023
– Jennifer Sherer – Nina Mast, Child labor laws are under attack in states across the country, Economic Policy Institute, 14.3.2023
– Robert Reich, American children are working hazardous jobs and it’s about to get worse, The Guardian, 31.3.2023
– Teresa Cotsirillos, Is Your Dinner Brought to You by Child Labor?, Mother Jones, 26.4.2023
– Autori vari, ‘Dirty Dozen’ Dangerous Employers Named for Workers Memorial Day, Labor Notes, 26.4.2023
Commenti recenti